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Questo mi porta alla necessità di spiegare un'altra differenza tra jainismo e buddhismo.
Nella dottrina buddhista niente è permanente. La transitorietà è l'unica realtà.
Come dice il professor Oldenberg: «La speculazione dei bramini afferrava l'essere in tutti gli esseri, mentre la speculazione dei buddhisti afferrava il divenire in tutti gli esseri apparenti».
I jaina, al contrario, considerano l'essere e il divenire come due diversi e complementari modi con cui noi vediamo la stessa cosa. La realtà, nella dottrina dei jaina, è il soggetto permanente di stati mutevoli. Essere, essere in relazione, essere attivo, agire su altre cose, obbedire alla legge, essere una causa, essere un permanente soggetto di stati, essere lo stesso oggi come ieri, essere identico nonostante le varie attività: queste sono le concezioni jainiste della realtà.
Il puro divenire è un'astrazione, cosí come il puro essere è un'astrazione.
In breve, essere e divenire sono complementi della piena nozione di realtà.
Due punti di vista
Il jainismo concepisce due modi di guardare alle cose, uno chiamato Dravyarthika Naya (il punto di vista della sostanza) e l'altro Paryayarthika Naya (il punto di vista della modificazione o condizione).
La produzione di un anello d'oro è la produzione di qualcosa che non esisteva precedentemente (o almeno non in forma di anello) se noi utilizziamo il secondo punto di vista; mentre non è la produzione di niente che non esistesse già, se utilizziamo il primo punto di vista.
Cosí, l'universo osservato nella sua totalità è eterno; osservato nelle sue molte parti e modificazioni, si vedono in esso continue creazioni e distruzioni in ogni istante.
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