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Si diceva che Chandkaushik potesse uccidere una persona anche soltanto fissandola con il suo sguardo cattivo e feroce.
Tutte le persone dei villaggi vicini alla foresta vivevano nel terrore assoluto.
Quando gli abitanti del villaggio seppero dell'intenzione di Mahavira di attraversare la foresta, lo pregarono di prendere un'altra strada.
Ma Mahavira non aveva paure e praticava la massima nonviolenza.
Non odiava nessuno e considerava la paura e l'odio come violenza verso se stessi.
Era in pace con se stesso e con tutte le altre creature viventi.
C'era sempre un'espressione di serenità e di compassione sul suo volto.
Convinse tutti a lasciarlo andare e si incamminò per il pericoloso sentiero.
Dopo un po', notò che la bella terra verde sfumava in un deserto. Alberi e piante erano morte.
Seppe cosí di essere arrivato nella terra di Chandkaushik. Mahavira si fermò per meditare.
Pace, tranquillità e compassione per tutti gli esseri viventi fluirono nel suo cuore.
Chandkaushik sentí che qualcuno si era introdotto nel suo territorio e uscí dalla sua tana.
Non senza sorpresa, vide un uomo tranquillamente seduto e divenne immediatamente furioso pensando: «Come osa costui venire nella mia terra!».
Chandkaushik iniziò a soffiare a Mahavira per spaventarlo. Non riusciva a comprendere la tranquillità di Mahavira.
Divenne ancora piú furioso, si avvicinò di piú a Mahavira, pronto a morderlo.
Non vide intenzioni di fuga da parte di quest'uomo che non sembrava per niente spaventato.
Tutto ciò rese Chandkaushik ancora piú cattivo, iniziò a mordere e, per tre volte, iniettò il veleno a Mahavira.
Il veleno non infettò Mahavira né disturbò la sua meditazione. Chandkaushik non era preparato a questo.
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