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Il Principe Parshvanath ignorò l'eremita. Chiese ai suoi accompagnatori di disfare la catasta.
Con grande sorpresa da parte di tutti, due serpenti mezzi bruciati uscirono da sotto la legna.
L'eremita si vergognò molto e divenne pallido.
Il Principe recitò il Mantra Namokär per i serpenti agonizzanti.
I serpenti mentalmente ringraziarono il Principe e morirono in pace sotto il benefico influsso del Mantra Namokär.
A causa della serenità con la quale avevano ascoltato il Mantra, i serpenti rinacquero come Re e Regina degli esseri celesti.
Tutta la gente se ne andò pensando al grossolano rituale dell'eremita disattento e non costantemente vigile nel non causare violenza.
L'eremita Kamath, preso dalla vergogna, andò via di là con il cuore colmo di rabbia e di odio per il Principe.
Kamath morí poco tempo dopo senza essersi mai pentito di questi malvagi sentimenti.
Grazie alla sua vita di rinunce, l'eremita rinacque in sembianze di essere celeste, col potere di controllare la pioggia, e il suo nome fu Meghkumar.
Il Principe Parshvanath divenne il Re della città di Väränasi. Dopo qualche anno, rinunciò ai piaceri terreni per diventa
re un monaco.
Un giorno, mentre Parshvanath era immerso nella meditazione, Meghkumar lo vide.
A causa dell'odio accumulato nella vita precedente, Meghkumar perse il controllo e decise di vendicarsi.
Mandò al monaco Parshvanath molte torture mentali ma egli, assorto com'era nella meditazione, non ne venne disturbato. Questo rese Meghkumar ancora piú furioso. Creò tuoni, fulmini e una pioggia da diluvio.
A terra, il livello dell'acqua cominciò a crescere pericolosa
mente.
Il trono del Re degli esseri celesti iniziò a tremare e il Re fece uso del suo potere per vedere che cosa stesse succedendo.
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