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to di un bastone, lo raggiunse e crollò ai suoi piedi. Lacrime scendevano dai suoi occhi; sul suo viso, un'espressione di sofferenza.
Con umiltà chiese: «Principe! Per favore aiutami, dammi qualcosa, toglimi dalla povertà!».
Mahavira riconobbe il vecchio: ricordava di averlo conosciuto molto tempo prima, quando apparteneva alla corte del Re Siddhartha, e che il suo nome era Som Sharma della città di Brahmankund. A quel tempo, il Re lo manteneva con tutto ciò che desiderava. Era felice, allora...
Ma, dopo la morte del Re, non l'aveva piú visto.
Som Sharma gli disse: «Principe, ho vagato da uno Stato all'altro dopo la morte del Re Siddhartha, il mio protettore. Dovunque andavo, la cattiva sorte mi seguiva. Dopo due anni di vagabondaggio sono tornato a casa stamattina; i miei parenti mi hanno informato che tu avevi già dato via tutte le tue ricchezze e reso ricca molta gente. Principe! Per favore, sollevami da questa misera condizione con le tue mani gentili e generose!».
Mahavira era pieno di compassione ma ormai non aveva piú niente da offrire.
Usò quindi il suo telo: lo divise in due e ne diede una parte al bramino.
Il bramino era pieno di gioia. Prese la veste e la portò a un sarto per chiederne il valore.
Il sarto esclamò: «bramino, come hai avuto questa veste divina? È solo una parte di un intero. Se mi puoi portare anche l'altra metà sarò in grado di rimetterla insieme e potrai rivenderla per centomila monete d'oro».
Il bramino corse dietro a Mahavira ma non ebbe il coraggio di mostrarsi cosí avido.
Cosí lo seguí sempre dovunque andasse.
Dopo circa un anno l'altro pezzo di stoffa scivolò via dalle spalle di Mahavira.
Som Sharma lo prese, lo portò dal sarto e vendette il divino telo al Re Nandivardhan per centomila monete d'oro.
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