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Precetti sul progresso spirituale 131 551. La confusione tra samyaktva (la retta fede) e mithyātva (la fede sbagliata) non può in alcun modo essere eliminata distinguendo il «credo giusto» dal «credo sbagliato»; essa assomiglia alla mescolanza tra cagliata e melassa, in cui non si possono più distinguere un gusto «acido» e un gusto «dolce»: ciò è conosciuto come miśra-bhāva.
552. Chi non ha fatto il voto dell'astensione dai sensi e di non ferire gli esseri viventi mobili o immobili, anche se ha una fede salda nelle dottrine esposte dal Jina, si trova nello stadio della persona che ha una «retta fede senza i voti» (avirata-samyagdụşti).
553. Chi desiste dall'uccidere gli esseri viventi mobili ma non quelli immobili, pur avendo una fede incrollabile nel Jina, viene chiamato viratāvirata o deśavirata, cioè colui che ha una «parziale osservanza dei voti».
554. Chi osserva i voti maggiori possiede tutte le qualità virtuose e la buona condotta, ma spesso mostra negligenza in modo manifesto o non manifesto, avendo quindi una condotta un po' difettosa, è chiamato pramattasamyata, cioè colui che ha un'«osservanza dei voti senza la costante vigilanza».
555. L'uomo saggio che osserva tutti i voti maggiori, la cui negligenza è del tutto sparita, che rimane assorbito nella meditazione, ma che non ha cominciato né a dominare né ad annientare i suoi karma illusori, viene chiamato apramattasamyata, cioè colui che ha una «vigilante osservanza dei voti».
556. Nell'ottavo stadio dello sviluppo spirituale, l'anima sperimenta un eccezionale ma continuamente mutevole stato mentale di beatitudine che non aveva mai sperimentato prima; questo stadio viene chiamato apūrvakarana.
557. Le anime che sperimentano un tale stato mentale di beatitudine e si preparano a dominare o ad annientare i karma illusori, sono chiamate dai Jina apūrvakaraṇa, cioè libere dall'oscurità e dall'ignoranza.
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