Book Title: Perche Esiste La Filsofia In India
Author(s): Johannes Bronkhorst
Publisher: Johannes Bronkhorst
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Page #1 -------------------------------------------------------------------------- ________________ JOHANNES BRONKHORST Perche esiste la filosofia in India?* Molti indologi si sentono in dovere di provare l'esistenza di una filosofia ra. zionale indiana, preoccupati dal fatto che la maggioranza degli occidentali mo derni-filosofi compresi- non si aspetta di trovare qualcosa del genere nell'India antica: l'India e una terra di spiritualita e saggezza, ma non di analisi rigorosa e autentico dibattito, come insegna un sapere comune che risale a prima dell'inizio della nostra epoca e che e improbabile svanisca da qui a poco tempo. Questo presunto sapere comune, come sanno gli indologi, e in errore: l'India ha avuto una lunga tradizione di dibattito razionale, collegato a tentativi sistematici di dare un senso al mondo e alla collocazione che ivi abbiamo. Per lungo tempo differenti sistemi filosofici sono coesistiti l'uno fianco dell'altro e, per gran parte di questo tempo, i sostenitori di ciascun sistema hanno fatto grandi sforzi per mostrare che solo il proprio era giusto, mentre quelli degli altri erano sbagliati o incoerenti. Nello svolgimento di questo dibattito molti pensatori hanno tentato di migliorare i loro sistemi, riuscendo a renderli piu raffinati e maturi; contemporaneamente si e diffusa l'attenzione per l'arte del dibattito e della dimostrazione, e la logica ha avuto un lungo sviluppo, del quale gli studiosi sono ancora oggi impegnati a districare i particolari. Questa e una versione riveduta della conferenza presentata alla Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences ad Amsterdam, nel novembre 1998, poi pubblicata nel 1999 (J. Bronkhorst, Why there philosophy in India, Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences, Amsterdam 1999). Nello scrivere, e poi migliorare, questo testo ho tratto profitto dalle discussioni con vari studios, tra i quali vorrei menzionare in particolare Richard Gombrich, Geoffrey Lloyd, Sara McClintock, Ada Neschke, Frits Staal. Da altri studioni - In cui Tilmann Vettere Hans Bakker-ho ricevuto risposte che mi sono tornate utili dopo la presentazione della conferenza alla Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences. Una conda prestazione alla Stanford University nel marzo 1999 ha suscitato un acceso dibattito, in cui specialmente Bernard Faure, Allan Graparde Carl Bielefeldt hanno fatto osservazio ni interesanti. La discussioni nel corso del workshop Rationality in Asia' (Leida. 4-5 giugno 1999) mi hanno poi permesso di apportare ulteriori miglioramenti. Non d urebbe bisogno di specificare che io solo sono responsabile delle opinioni qui espreme. (NAC Si ringrazia la direzione della divisione editoriale della Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences per l'autorizzazione concessa). Le discussioni del webshop Rationality in Asia' mi hanno convinto dell'importanza di una caratteristica della discussione razionale: quella per cui i pensatori si sentono obbligati a migliorare i loro sistemi sotto l'influsso delle critiche ricevute. Esempi di critiche e disaccordi si possono trova re in molte culture, ma il cambiamento di un sistema sulla spinta di tali critiche potrebbe essere inolto meno comune. Tali cambiamenti costituiscono comunque la dinamica della storia della filo sofia classica indiana, come si comprender successivamente. R. Collins, nel suo The Sociology of Philosofies. A global theory of intellectual change (The Belknap Press of Harvard University Press, (Cambridge-Londra 1998), interviene su questo punto osservando come sia abbondantemente pro Page #2 -------------------------------------------------------------------------- ________________ Perche esiste la filosofia in India! 133 Johannes Bronkhorst Denominero 'tradizione di indagine razionale'la combinazione di queste caratteristiche, con l'aggiunta di un'ulteriore condizione che specifichero piu avanti. L'India possiede una tradizione di indagine razionale nel senso da me appena definito, mentre, come dimostrero, non puo dirsi lo stesso di tutte le culture umane. La presenza in India di una tradizione di indagine razionale si e resa manifesta attraverso la sua peculiare tradizione di dibattito razionale, vale a dire grazie agli esiti ottenuti nel tentativo compiuto da molti pensatori di migliorare il proprio sistema, con i perfezionamenti e gli sviluppi che ne sono derivati. L'ulteriore condizione da specificare e la seguente: in una tra dizione di indagine razionale nessuna area della realta e fondamentalmente al di la dell'ambito dell'esame critico, nessuna area deve essere riservata alla tradizione, alla rivelazione o all'intuizione. Forse non e una coincidenza che, sia nella Grecia sia nell'India antiche, poco dopo la fondazione delle tradizioni di indagine razionale siano comparsi pensatori che hanno riposto illimitata fiducia nel potere del ragionamento: gli elcati in Grecia e Nagarjuna con i suoi seguaci in India, i quali non hanno esitato a respingere la realta percepita sulla base non della tradizione, della rivelazione o di una speciale intuizione, ma solo di un'argomentazione. Si deve aggiungere che l'esistenza di una tradizione di indagine razionale non implica che ogni pensatore sia razionale, cioe critico e aperto, sotto tutti gli aspetti e in tutte le aree in cui si esprime. Inoltre, avere una tradizione di indagine razionale non significa essere capaci di pensare in modo intelligente: e possibile pensare in modo intelligente in vari settori, ma senza toccare alcuni ambiti di questioni, riservati alla tradizione, alla rivelazione, all'intuizione o alla religione.. La presenza di una tradizione di indagine razionale in India potrebbe non apparire particolarmente significativa agli eredi moderni del pensiero greco quali noi siamo, ma intendo affermare il contrario perche ritengo che solo la Grecia antica da un lato e l'India antica dall'altro abbiano dato luogo a tradizioni indipendenti di indagine razionale. Mi rendo conto che questa tesi distur. bera particolarmente coloro che sostengono l'esistenza di tre tradizioni filosofiche nella storia umana, connesse rispettivamente all'Europa, all'India e alla Cina. Sembra pero che la Cina non abbia mai avuto una tradizione razionale vato che il conflitto si rivela creativo solo in alcuni casi: certe rivalita strutturali spingono a innovare per opposizione, altre sortiscono l'effetto opposto, ossia una stagnazione e un incremento del particolarismo della vita intellettuale. Come vedremo in seguito, la presenza o l'assenza di una tradizione di indagine razionale-fattore trascurato da Collins puo aiutare a spiegare queste differenze. Un simile uso del termine razionale non e nuovo ext e vicino a quello di William Warren Bartley III c di Peter Munec. . Munz, Our Knowledge of the Growth of Knowledge. Popper or Willen! Routledge & Kegan Paul, Londra-New York 1985. p. 50:-Noi diciamo, se siamo dei panrazionalisti, che e razionale criticare tutto e persistere solo in quelle affermazioni che hanno finora resistito alla critica. Secondo questa concezione, ragione non denota una facolta autonoma o un metodo corretto per arrivare ad affermazioni che sono vere, bensi una qualita negativa. Chi e razionale e aperto alla critica, e un invito assolutamente illimitato alla critica e l'essenza della razionalita. Cic. latfermazione non c'e nessun miglior sinonimo di razionale che critico. attribuita a Popper da Z. Piatek, Is Evolution in a Scimtise Theory, in J. Misiek, The Problem of Rationality in Scimice and lis Philosophy, Kluwer, Dordrecht 1995. p. 171; cf. K.R.Popper, The World of Parmmides: Essays on the Presocratic Enlightenment a cura di A.F. Petersen, J. Mejer, Routledge & Kegan Paul, Londra-New York 1998, p. 109. M. Artigas, T EMical Nature of Karl Pop Thary of Knowley. Including Popter published on Bartley Gldanitial remain, Peter lang. Berna 1999. Cir anche D. Miller, Critical Rationalism. A relatnum and dem, Open Court, Chicago La Salle 1994;P. Munz, Philosophical Darniisil Ou te origin of know Indge by as of natural selection, Routledge & Kegan Paul, Londra-New York 1993. p. 177. Da notare che gia Platone descriveva il ragionamento come il dibattito silenzioso dell'anima con se stessa. (Richard Sorabi, Animal Minds & Human Morals. The origins of the Western dehat, Duckworth, Londra 1993. p. 10. con riferimenti a: Toldo 189E-190A, Sofista 263-264A, Filebo 38CE; ma cfr. anche Sorabji. Animal Minds & Human Morale, cit., pp. 65-67), un processo che potremmo definire dibattito interiorizzato, cfr. infra, nota 6. Sorabji richiama poi la nostra attenzione (ivi, pp 36-37, 67-71. con riferimento ad Aristotele, De Anima, 3.3) sulla tesi di Aristotele-che la credenza comporta l'essere persuaso, che a sua volta implica il passo della ratione (logos), sottolineando che cio non avviene solo nel dialogo con altri: Sorabji assume che -Aristotele permetterebbe alla sua persuasione di essere un'auto-persuasione. L'uso del termine razionale qui difeso elimina il problema di come distinguere tra different forme di ragione' o 'razionalita, come sostenuto, ad es., da Pierre Vidal-Naquet ( 1-P Vernant, P. Vidal-Naguct. La Grande Du mythe di rior, Editions du Seuil, Seuil 1990, Prefad interessante richiamare qui le tesi di Richard H. Popkin, il principale esperto della tradizione scettica occidentale: <Page #3 -------------------------------------------------------------------------- ________________ 134 Johannes Bronkhorst nel senso qui proposto, come argomentero rifacendomi agli studi del sinologo A.C. Graham, che ha lavorato molto sulla questione della razionalita in Cina." Graham pensa invero, e cio e interessante, che la Cina abbia conosciuto la razionalita e vi dedica un capitolo nel suo libro Disputers of the Tao, nel quale si legge: In Cina la razionalita si sviluppa con le controversie delle scuole e decade quando esse svaniscono dopo il 200 a.C.." Egli richiama l'attenzione sui cosiddetti 'sofisti' cinesi e li mette a confronto con gli eleati greci: <>, procedura di cui sono stati accusati; certamente uno dei piu famosi paradossi riguardava il 'cavallo bianco', che non sarebbe un cavallo. Sembra invece che in India e in Grecia la ragione potesse essere usata per sfidare la tradizione e altre fonti autorevoli, e che in Cina, invece, a questo strumento venisse attribuita un'importanza molto minore. Logicamente e possibile un confronto fra le situazioni in cui hanno avuto luogo le tre tradizioni. Dal punto di vista dell'importanza rivolta all'argomentazione razionale, anche nelle mani dei cosiddetti 'sofisti' il ragionamento in Cina sembra non essersi emancipato dal livello della semplice Spielerei. Graham ricapitola la situazione nel suo articolo Rationalism and anti-rationalism in pre-Buddhist China, dove osserva: <Page #4 -------------------------------------------------------------------------- ________________ Johannes Bronkhorst Perche esiste la filosofia in India? 137 non sopravvisse a lungo: il suo destino fu soprattutto quello di una scienza segre ta, trasmessa nei circoli buddhisti e largamente ignorata da tutti coloro che non ne facevano parte. Un migliaio di anni dopo, quando l'astronomia matematica occidentale fu introdotta in Cina e accettata per decisione imperiale, i suoi prin cipali proponenti cinesi argomentarono che in tempi arcaici essa aveva avuto oriIrinc in Cina per prendere solo in seguito la via dell'Occidente, in modo da non far credere che il suo studio comportasse un rifiuto della tradizione." Il confronto con la Cina e interessante ed e utile sotto molti punti di vista, soprattutto mostra che l'assenza di una tradizione di indagine razionale non ha assolutamente nulla a che vedere con la stupidita o l'arretratezza: la Cina, come sappiamo ora grazie a Science and Civilisation in China di Joseph Needham, du rante il corso della sua storia ha fatto un gran numero di importanti scoperte nel campo della tecnologia, anzi era forse il paese tecnologicamente piu avanzato della terra all'alba della rivoluzione scientifica europea. In altre parole: non avere una tradizione di indagine razionale non significa affatto non essere capaci di pensare in modo intelligente. Sembra allora possibile che si siano date due e solo due tradizioni indipendenti di dibattito e indagine razionali (nel senso indicato sopra) nella storia del l'umanita, due tradizioni collegate, nelle loro piu antiche forme accessibili, rispettivamente alla Grecia e all'India. Una tale tradizione, una volta effettivamente fondata, acquisisce un impulso proprio, che puo assicurare la sua continuazione anche in circostanze non ideali. Il pensiero greco ha successivamente influenzato il mondo ellenistico ei suoi eredi, in primo luogo l'Europa occidentale e il mondo islamico, portando con se la tradizione greca di indagine razionale, benche spesso in forma annacquata." Il pensiero indiano, specialmente nelle sue forme buddhiste, si e diffuso a est, e la sua tradizione di indagine razionale, anche se non e riuscita a gettare basi durature in Cina, ha lasciato le sue tracce nella tradizione di dibattito tibetana. La possibilita che si siano date due e solo due tradizioni indipendenti di indagine razionale da alla domanda per che esiste la filosofia in India?' (ammesso che la filosofia indiana, o parte di essa, sia espressione di una tradizione di indagine razionale) un interesse che oltrepassa i confini dell'indologia. Se questo tipo di filosofia e dunque tanto eccezionale, non nascendo automaticamente ogniqualvolta, soddisfaite le esigenze primarie, gli uomini possano distogliere lo sguardo dalle loro mere occupazioni quotidiane, come e perche e nata in India e in nessun'altra civilta eccetto l'antica Grecia? La domanda diventa ancor piu interessante se consideriamo la tesi, plausibile, che il dibattito razionale (inclusa la critica) e il correlato bisogno di sviluppare sistemi di pensiero razionali e coerenti, fosse (e sia ancora) un elemento essenziale (benche solo uno tra molti) nella formazione della scienza Cambridge University Press 1998, p. 268, secondo cui nella Cina antica allragionamento consisteva per lo pid in appelli a mpi storici e all'autorita tradizionale, l'esatto opposto di cio che conside riamo indagine razionale. CrU. Frankenhauer, Die Einfuhrung der buddhistischen Lapt in China, Harrassowitz, Wiesbaden 1996, specialmente pp. 19; as, Harbameier amerisce, na dubbio correttamente, che la logica buddhista in India ebbe le sue radici sociali nella pratica diffusa del dibattito filosofico pubblico, mentre questa pratica sociale in Cina non si radico malo (Harbameier, language and Legis dit. p. 361). Harbameier inoltre riferisce di aver compiuto, con la collaborazione di variancristi, uno studio.com parative sulle versioni anscrita e cinese del prevede, arrivando a questa notevole conclusione: la traduzione cinese di Hilan-Tsang non solo e in molti loghi un miglioramento delloriginale sancti to, ma e emerso con mia grande sorpresche generalmente e anche piu facile da leggere (wi. 402). Tutto cio suggerisce che non ci siano ragioni per attribuire alla lingua la responsabilita del ruolo relativamente minore assunto dalla logica in Cina. Verso la fine del libro di Hartameier troviamo le seguenti riflessioni riguardo la logica buddhista cinese (yin ming: Si puo discutere sul perche questo notevole fiorire logico in Cina sia poi rimasto cos marginale rispetto alla globalita della tradizione intellettuale cinese. Da queste sommarie considerazioni riemergono ovvie quanto eterne domande: perche la logica buddhista non fece presa sui buddhisti cinesi, per non parlare di pensatori cinesi appartenenti ad altre tradizioni? Perche non troviamo la presenta prolungata di una significativa No tocultura intellettuale che coltivi le tradizioni della gin e della logica mohista a riguardo? Perche nessuno voleva leggere la letteratura in Perche coloro che la lessero in tempi successivi ebbero la tendenza a fraintender la? Perche la pratica dello yen ming declind mentre la logica aristotelica fu ripresa e si evole fino a divenire una disciplina centrale nel curriculum educativo europeo? Tal que stioni appartengono propriamente all'antropologia della logica, poiche riguardano le condizioni so ciali e culturali che possono o meno favorire il successo culturale e sociale della pratica intellettuale della scienza logicam ,p.414), possibile annoverare una tradizione di indagine rationale tra le com dizioni sociali e culturali in grado di favorire questo succes culturale e sociale della logica? N. Sivin, Why the Saimtific Revolution D No Take place in China-OrDida?, in-Chinese Sciences, 3 (198a). pp. 45-66, ris. In E Mendelsohn, Transformation and Tradition in the Srima Cambridge University Press, 1984. pp. 531-554. specialmente pp. 546 : Jami, L'histoire des walique par les lettres chis XVI XVIIIe des tradition chinoise contribution propis, in Clami, H. Delahaye. La Chisinimados imtis reli quias aux Xvid XVIIIe sida. Ada du Calle de la Fonda Hure z acabre 1991. College de France, Institut des Hautes Etudes Chinoises 1993. pp. 147-167, P.M. Engelfriet, Edd in China. Thesis of the first Chinese translation of Euclid's Elments Books VI (file yan ; Beijing 1607) and its reception up to 1723. Brill, Leida 1998, p. 428. dubbio e Waley Cohen sia nel giusto quando afferma: Per sollecitare l'attenzione verso la nuova conoscenza, eminenti sudiosi crearono un mito secondo cui la mate matica occidentale si sarebbe evoluta a partire da antiche idee cinesi. Questo stratagemma non nasceva da uno sciovinismo culturale, ma dal desiderio di assicurare l'accettarione dei metodi sera nieri buoni per la Cina con il marchio dell'antichita la dichiarazione secondo cui la scienza occi dentale aveva un'origine cinese da un lato conferi legittimita alpereraniero, dall'altro fece con fluire lo studio della matematica e dellawronomia nel movimento solastico di ritorno al confucianesimo originale ( Wale-Cohen. T riant i . Global currents in Chinese history. W.W. Norton, New York-Londra 1999, p. 10). Agli inizi del XX sec., in Cina il rinnovo l'interesse per la logica buddhista (y mind: la principale ragione di cio fu forse il desiderio ben radicato di un dentita logica e metodologica prettamente orientale. Lo V indere origine a un modo di essere scientificici nel metodo c profondamente spirituali nelle intenzioni restando cinese-o in ogni caso orientale nell'atteggiamento di fondo (Harbsmeier, language and Lapis cit. p. 367). In proposito, sono degne di un certo interesse le impressionanti spedizioni marittime che portarono i cinesi in molti paesi asiatici, e perfino in Africa, ottant'anni prima di Vasco de Gama; cfr. L. Levathes, When China Ruiled the Seas, Simon & Schuster, New York 1994, D.S. Landes, The Wealth and Party of Nations, cit. pp. 93-98. In quest'ultimo libro, Landes, alle pp. 45 ss, richiama l'attenzione del lettore sul fatto che molte delle inventioni cinesi rimasero confinate alla corte imperiale ed ebbero scarso impatto sulla societa nel suo complesso. Egli parla inoltre del mistero del fallimento della Cina nel riconoscere il proprio potenziale (ivi, p. ss , dove ricorda anche alcune delle spiegazioni che sono state proposte) e si chiede perche ci sia stata una susseguente ritirata e perdita dopo un'eccezionale creativita e precocidhe (ii, . 39). Riguardo alle vrienze naturali, TE Huff Gin T Rio Farh Made Simer en China, and in Cambridge University Press, Cambridge 1992. p. 48. ir. iv, pp. 227 ) va che dall'ottavo secolo alla fine del quattordicesimo, la scienza araba fu probabilmente la piu avanzata del mondo, e supero largamente quelle dell'Occidente e della Cina "Resta aperta la questione, se le scienze indiane abbiano preso parte, con loro giovamento, a questa tradizione di dibattito e indagine razionali. Chr. Collins, The Sociology of Milosophies, cit. p. ss1: I matematici, gli astronomiei medici si organizzavano in gruppi familiari e corporationi, pertanto non presero mai parte alla prolungata argomentazione costruita dalle reti di filosofi. Esistevano in India reti pubbliche di argomentazione, le cuiliarioni filosofiche raggiunsero alti livelli di sviluppo astrat Solo che la matematica e la scienza erano accate da questo avantamento Cir. anche Bronkhorst, Panini and Endre o r, in Journal of Indian Philosophy, 29 (2001). pp. 43-80 Sul passagio del pensiero greco nella cultura ara veda D. Gutas, Grand Thew , Arabe Care Tir Grec Arabic translation in B ad Atsidad and / win. Routledge & Kegan Paul, Londra New York 1998 le coquine arabe, come Galassottolineativi. p. 19). unirono aree e persone che per un millennio erano state soggette allellenicane, fin dal tempo di Alessandro Magno. Page #5 -------------------------------------------------------------------------- ________________ Johannes Bronkhorst Perche esiste la filosofia in India? 139 moderna, quindi una precondizione degli immense improvvisi sviluppi che hanno cambiato la vita sulla terra, rendendola praticamente irriconoscibile in appena due secoli." Sollevando tali questioni e considerando tali possibilita, la domanda che da il titolo a questo scritto si rivela una sorta di meta-domanda Vari autori enfatizzano il ruolo centrale della competitione interteorica nella crescita del la scienza: cfr. ad R. Horton, Pattern Theshin Afries and the West E m apleligion and simor, Cambridge University Press, Cambridge 1992. DO01-346 (Tradition and Modernity R saggio originariamente pubblicato nel 1982). specialmente pp. 318 : G.E.R. Lloyd, Drystifying Mental Cambridge University Press, Cambridge 1990, rist. 1993. p. 37. Per la mancanza di dispo nibilita della scienza ad accettare i dettami dell'autorita, cfr. H. Flori Cohen, The Samific Relation A historiographical inquiry, University of Chicago Press, Chicago 1994. pp. 157-160. Landes, in The Walk and Party of Nations, cit. pp. 203 EUR 542, nota 9, menzionando Noah Efron, si riferisce a David Gans, un divulgatore della scienza naturale del primo Seicento, che negava alla magia e alla divinazione lo sta di sciente, poiche i loro praticanti non andavano d'accordo. Dovrebbe essere sottoli neato che anche una tradisione di indagine rarionale puo perdere gran parte del suo spirito critico elevando uno o piu dei suoi pensatori critici al rango di autori, come a un certo punto e accaduto ad Aristotele-cr. J. Decorte, Wharhinidale Weg Betrople geschiedenis van de wideo stret, De Nederlandse Boekhandel, Kapellen, Kok Agora, Kampen 1992, per una descrizione della filosofia medievale europea come tentativo di subordinare la razionali a un obiettivo piu alto'; d'altra parte, per una discussione comparativa wille universita medievali europee, istituzioni in cui era possibile lo 'scetticismo organizzato cfr. Hufl. Tu Rue of Farly Modern Scimia, cit. La questione, come e perche l'Europa occidentale, a differenza di molte altre parti del mondo, sia ampiamente riuscita a liberarsi della sua tradizione commentaria, non puo essere affrontata qui (sulla nozione di tradizioni di esegesicfr. JB. Henderson, Sari , Can and Commary: Ac c oncian and Wine gresit, Princeton University Press, Princeton 1991). Randall Collins e meno certo che l'Europa occidentale moderna si sa liberata da questa tradizione: La vita accademica torna a wolgersi in modo pre valentemente scolastico nel 1800 e nel 1900, sia in filosofia che in altre discipline. Lo sudio e il commento di testi classici dei tedeschi morti' occupa una gran parte della teoria sociologica contempo ranca; nel mondo accademico contemporaneo, piu in generale, c'e una polemica sull'attenzione prestata al canone del maschi bianchi europei una polemica i cui risultati principali sono di allargare il canone, non di lavorare in un modo diverso dal commentario testuale (Id., The Sociolog Philosophies, cit. p. 793). Per una descrizione dello stato attuale della scienza moderna, della sua natura agonistica e dei grandi sforzi compiuti per costruire posizioni che possono resistere alle piu insistenti critiche del colleghi concorrenti, sono utili le osservazioni di B. Latour, S. Woolyar, Laboratory Life. The social construction of find, Sage, Beverly Hills e Londra 1979, anche se fatte per sup portare una visione relativistica della scienza; cfr. anche M. Callon, Laponie d'un laboratoire in Las ce et ses Geese circulation des faits seimtifiques, La Decouverte, Parigi 1989. pp. 173-214. Meno relativista, ma altrettanto interessante e H. Collins, T. Pinch, The Golem. What you should know about Scien, Cambridge University Press, Cambridge 1998. Cranche DL. Hull Sama Pres. Asmo Istionary of the social and c ual dawn of sciar, University of Chicago Press, Chicago e Londra 1988. Riguardo alla rivoluzione scientifica e all'illuminio che ha avuto origine da essa Edward O. Wilson muove le seguenti osservazioni diventato di moda parlare dell'illuminismo come di una costruzione idiosincratica di maschi curopei di un'era puta, un modo di pensare una molte diverse costruzioni generate nel corso del tempo da una lezione di altre menti in altre culture, ciascuna delle quali merita una concentrata e rispetto attenzione. L'unica risposta ammissibile e si certo, fino a un certo punto, ll pensiero creativo e sempre prexos e cuni conoscenza ha valore. Ma cio che conta di piu nei tempi hinghi della storia e la seminali non il sentimento. Chiediamoci allo ra di chi fossero le idee che sono state i mi dellclica dominante e delle speranze condivise delu manita contemporanea, di chi quelle che hanno prodotto i maggiori progressi materiali, di chi quelle idee che allora furono originali che godono della maggiore emulazione. Per queste idee Tiluminismo, a dispetto dell'erosione della visione originale e a dispetto della fragilid di alcune delle sue premesse, puo essere considerato l'ispirazione principale e solo della cultura alta occi dentale, ma, sempre di piu, dell'intero mondo. (ld. Cause the inity of knowledgAlfred A. Knopf, New York 1998. D. 22). I padri dell'illuminismo. ci dice Wilson, condividevano una passione per la demistificazione del mondo e la liberazione della mente dalle forze impersonali che la imprigionano, essieressiettero alla religione organizata leldi xarono la rivelazione e il dogma. (ivi. Pp. 21-22). Come ricorda Tilmann Vetter, di sono molte fowme di filia occidentale) che non hanno contribuito in alcun modo allo sviluppo della scienza muddernaAllan Grapard, seguendo una linea affine, mi fa notare che una parte importante della filia occidentale potrebbe non csere rappresentativa di una tradizione di indagine razionale, e che per questo il termine Tilosofianclito lo del presente lavoro e usato in un senso un po' ristretto sulla filosofia indiana, in quanto essa riguarda il significato dell'esistenza della filosofia indiana dal punto di vista della storia umana in generale. La questione di come e perche sia sorta in India la filosofia razionale si affianca ad un'altra: come e perche la filosofia razionale sorse in Grecia? A differenza della prima, la seconda domanda e stata affrontata in una vasta letteratura specialistica. Sembra chiaro che la nascita improvvisa della conoscenza scientifica e della filosofia nella Grecia antica sia strettamente correlata con l'abitudine dominante alla discussione critica e all'esercizio della persuasione, attivita queste connesse alla peculiare situazione politica di allora. Geoffrey Lloyd, che sta compiendo importanti studi sulle origini e lo sviluppo della scienza e della filosofia greche, nel suo libro Magic Reason and Experience ha evidenziato il parallelismo che sussiste tra due importanti fattori: da un lato il modo in cui in Grecia, a partire dal VI secolo a.C., si e generata una discussione aperta e non meramente teorica su come regolare la societa e su quali fossero i meriti ei demeriti delle diverse specie di costituzione, dall'altro la capacita che era la caratteristica prominente del pensiero speculativo greco-di sfidare gli assunti profondi riguardo alla 'natura' e di dibattere su problemi come l'origine del mondo. Egli quindi Osserva quanto segue: <Page #6 -------------------------------------------------------------------------- ________________ 140 Johannes Bronkhorst Prima di passare alla questione delle origini della filosofia nell'India antica, vorrei dare un esempio della tradizione indiana di indagine razionale all'opera. Esso mostra concretamente che la mancanza di disponibilita ad accettare una verita tradizionale cosi com'e data, senza comprensione razionale ossia critica-, ha prodotto due grandi cambiamenti nelle dottrine di due importanti scuole di pensiero. L'esempio concerne la credenza nell'efficacia delle azioni al di la del confine della morte: dopo la rinascita, le buone azioni porteranno buoni risultati al loro autore in una nuova vita, le cattive azioni risultati cattivi. Questa credenza era condivisa dalla maggioranza dei pensatori dell'India classica, ma comportava un problema: esattamente in che modo possono le azioni produrre tali risultati in un futuro distante, forse anche in una parte diversa del mondo, o in un mondo diverso? Quale meccanismo rende possibile cio? Una scuola di filosofia brahmanica che si occupava di tali questioni era quella chiamata vaisesika, le cui riflessioni attraversarono tre stadi. Il primo stadio e rappresentato dal piu antico testo sopravvissuto di questa scuola, il Vaisesikasutra, che all'apparenza non offre una soluzione al problema: una delle sue sezioni usa l'espressione adrsta-che significa il non visto', probabilmente nel senso de l'invisibile'- riferendosi ai risultati e ai fini 'invisibili' delle attivita rituali ed etiche, cosi come i termini 'merito' (dharma) e 'demerito' (adharma)," Dobbiamo assumere che questi nomi fossero usati in connessione con un processo che nessuno fino ad allora aveva preteso di comprendere. Il secondo stadio e rappresentato dalla Kafandi, un commento-ora perduto-al Vaisesikasutra, di cui sono sopravvissuti alcuni frammenti citati da altri autori," dai quali emerge una concezione secondo cui il merito (dharma) e il demerito (adharma), differentemente da quanto aveva sostenuto il Vaisesikasutra, vanno annoverati tra le cose esistenti. Piu precisamente, il merito e il demerito sono considerati qualita dell'anima, che e sostanza, alla quale ineriscono e dalla quale sono in un certo modo inseparabili, come il colore e inseparabile da cio che e colorato: una stretta connessione che perdura finche non giunge la retribuzione. Poiche l'anima e concepita come una sostanza onnipresente, si puo immaginare che i suoi meriti e demeriti esercitino un influsso su cose che non sono nello stesso luogo in cui si trova la persona-o meglio, il corpo della persona-a cui essi appartengono. Se l'anima e immortale e i suoi meriti e demeriti sto approccio sembrerebbe poco promettente. Lloyd compie la seguente osservazione riguardo la filosofia cinese classica: chiaramente, finche le idee prodotto da un filosofo erano dirette a un sovrano che egli sperava di influenzare e finche il sovrano stesso era l'arbitro finale sul valore di tali idee, quei fattori potrebbero benissimo aver imposto certi vincoli alle idee ritenute degne di essere avanzate, vincoli che si potrebbe pensare abbiano inibito, se non escluso, lo sviluppo di soluzioni radicali oppure teoriche, astratte, non pratiche, ai problemi (Lloyd, Demystifying Mentalities, cit., pp. 125. 126). Per un'analisi comparativa del pensiero antico in Cina e in Grecia in relazione alle differenze nei rispettivi retroterra sociali e politici, cfr. Collins, The Sociology of Philosophiei, cit., pp. 146-147.1 Gli esempi che seguono sono tratti dallo studio di J. Bronkhorst, Karma and teleology: a problem and its solution in Indian philosophy, International Institute for Buddhist Studies, Tokio 2000. Altri sviluppi della dottrina, ispirati da differenti sfide intellettuali, sono discussi in Bronkhorst, Langage et realite, cit. "Cfr. W. Halbfass, Tradition and Reflection: Explorations in Indian thought, State University of New York Press, Albany 1991, pp. 31-312. La sezione qui richiamata e Vaisesikasutra, 6,2,1 ss. (dall'edizione di Jambuvijaya, Vaiterika Sutra with the commentary of Candrananda, Oriental Institute, Baroda 1982"). Per i nostri scopi attuali e interessante soprattutto il Brahmastrabhagya di Sankara sul satra, 2,2.12: cfr. J. Bronkhorst, God's Arrival in the Vaisesika system, in Journal of Indian Philosophy, 24 (1996), pp. 281-294, e The Vaitepiha Vakya and Bhagya, in Annals of the Bhandarkar Oriental Research Institute>>, 72-73 (1991/1992), pp. 145-169. Perche esiste la filosofia in India? 141 le restano uniti fino alla retribuzione, si spiega come gli effetti delle azioni possano aver luogo molto tempo dopo le azioni stesse; allo stesso modo le azioni degli esseri viventi, con l'intermediazione dei loro meriti e demeriti, possono determinare e determinano ogni nuova creazione del mondo, poiche le anime onnipresenti sono in contatto (samyoga) con gli atomi e li mettono in moto con i loro meriti e demeriti al momento della creazione," facendo si che siano le azioni passate a determinare il corpo, gli organi di senso, la quantita di felicita o dolore con cui l'essere futuro sara connesso, e gli oggetti che incontrera.30 Potremmo convenire che il meccanismo della retribuzione karmica ha guadagnato un po' di intelligibilita in questo modo, ma ovviamente restano ancora molte lacune. Cio che urge maggiormente e stabilire come facciano le qualita di merito e di demerito, di per se non consapevoli, a disporre il mondo materiale in maniera tale che una persona buona ottenga esperienze piacevoli e una persona cattiva esperienze spiacevoli. L'ulteriore sviluppo della scuola mostra che i vaisesika stessi non erano del tutto soddisfatti della soluzione che avevano approntato. In che maniera hanno risolto questa situazione? Il Padarthadharmasangraha di Prasastapada, un'opera vaisesika del VI secolo d.C., introduce, apparentemente per la prima volta nella storia del vaisesika, la nozione di un Dio creatore onniscente e onnipotente. Un attento esame dei passi che trattano di questo Dio mostra che il suo compito di gran lunga piu importante e guidare il processo della retribuzione karmica: il Dio supremo, o piu precisamente il dio un po' minore che egli crea e a cui poi affida una certa epoca del mondo, conosce gli effetti delle azioni degli esseri viventi, e con l'aiuto di tale conoscenza li crea in modo coerente con le loro azioni passate. Cosi il problema del meccanismo della retribuzione karmica viene risolto, ma pagando un prezzo: al posto dell'iniziale problema teleologico, ci troviamo davanti ad un Dio creatore, il cui potere di agire intenzionalmente e assunto come dato; in altre parole il problema iniziale si riduce a quello della psicologia di Dio. I vaisesika non erano indifferenti alla questione della dimensione teleologica della psicologia umana e tentavano di risolverla seguendo una linea simile a quella del moderno comportamentismo. E comunque difficile comprendere in che modo la psicologia umana della scuola potesse spiegare il comportamento intenzionale di Dio in accordo con la legge della retribuzione karmica. Ma qualsiasi cosa si possa pensare dell'introduzione di un Dio creatore per spiegare la retribuzione karmica, non sempre si da un rilievo sufficiente al fatto che questo sviluppo fu ispirato da considerazioni razionali, da un bisogno intellettuale e non-non solo, ne tanto meno principalmente- da mutamenti nella religione dell'epoca. In breve, i pensatori della scuola vaisesika hanno tentato di risolvere il rompicapo della spiegazione dell'agire finalizzato nei termini delle cause prossime, e hanno fallito, come era praticamente inevitabile che accadesse, visto che quel rompicapo e ancora oggi una preoccupazione centrale per filosofi e scienziati. Cfr. J. Bronkhorst, Y. Ramseier, Word Index to the Prusastapisalharya, Motilal Banarsidass, Delhi 1994. p. 10. par. 58: [...] sarvatmagatavrttilabdhadrapesebbyes tatsanyogeblyah pavana paramayuru karmotpallau [...]. Cfr. Bronkhorst, Ramseier, Word Index to the Pratsipidabhaye, cit., pp. 65-66, par. 318: aue duse rigadesavatah pravartahad dharmat prahystat svalpadharmasalutad brahmendraprajapatipity manuryalok dayanurupair istasavirendriyavijayasukhadir go bharati/ tatha prakrstad adharmat svalpadharmasahilat pretatiryagonisthanese anistasarirendriyayaduhhhidibhir yogo bhavati/evam pra vrttilakanad dharmad adharmasahitad devamanusyatiryandresu punak punah sandrabandhobiavati/. I commentatori Sridhara e Vyomasiva spiegano l'espressione adauripa come karupa Page #7 -------------------------------------------------------------------------- ________________ Johannes Bronkhorst Perche miste la filosofia in India! dall'altro, si sarebbe tentati di andare a cercare una situazione politica simile anche nell'India antica. Sfortunatamente questa procedura promette pochi risultati: non siamo ancora affatto certi che qualcosa di simile alle citta stato greche sia mai esistito nell'India antica, Siamo qui di fronte a un problema: se le tradizioni di indagine razionale non sono il tipo di cose che appare automaticamente e inevitabilmente ogni volta che certe condizioni minimali siano soddisfatte, allora che cosa e stato responsabile della comparsa di una tale tradizione in India? Non e facile rispondere alla domanda; anche per via della scarsita di documenti sul periodo che sembra piu rilevante, dobbiamo entrare in un regno di speculazioni, o tutt'al piu di congetture ben fondate. Tuttavia, data l'importanza del problema, non abbiamo alternative, dobbiamo procedere. Che cosa sappiamo della storia piu antica della filosofia sistematica in India? Non molto. Delle due principali scuole dell'iniziale filosofia bramanica, smuthya e vaisesika, la prima ebbe di certo radici in un periodo presistematico. La scuola classica del smkyaconservo le tracce di quella fase precedente ed ebbe mag. giori difficolta a migliorare il sistema, per renderlo abbastanza coerente e resi Vasubandhu, un altro dei maggiori pensatori indiani di poco piu antico di Prasastapada, apparteneva a una corrente di pensiero del tutto diversa, il buddhismo, e la sua filosofia differiva sotto molti aspetti da quella di Prasastapada. Ma anche Vasubandhu era perplesso a causa dello stesso problema del meccanismo della retribuzione karmica e anche la sua soluzione era radicale, seppur molto diversa da quella di Prasastapada. L'aspetto piu sconcertante della retribuzione karmica e che i residui delle azioni sono in qualche modo conservati nella mente, per avere poi, al tempo debito, un effetto sul mondo materiale: Vasubandhu evito questa difficolta affermando che essi non hanno effetti materiali: le azioni, i loro residui ei risultati sono alla fine meri eventi mentali. Questa soluzione implica, ovviamente, una opzione idealistica, come unico modo di rendere intelligibile la retribuzione karmica. Alcuni studiosi sostengono che l'idealismo sia entrato nel pensiero buddhista in seguito a esperienze di meditazione. L'idealismo aveva gia trovato sostenitori da un bel po' di tempo, prima che Vasubandhu vi si convertisse. Tuttavia non sono a conoscenza di alcun indizio che il passaggio di Vasubandhu all'idealismo sia stato dovuto all'esperienza meditativa. Proprio al contrario, come abbiamo visto, egli ha accettato l'idealismo per rendere intelligibile la retribuzione karmica, quindi in base a una riflessione critica. Gli argomenti che sono stati addotti per mostrare che i primi idealisti del buddhismo, i predecessori di Vasubandhu, avevano basato le loro convinzioni sull'esperienza meditativa, non sono affatto inattaccabili: i testi rilevanti non sono privi di ambiguita sotto questo aspetto, ma sono compatibili con l'opinione che gia i primi buddhisti idealisti fossero arrivati alla loro posizione al fine di rendere possibile una migliore comprensione della retribuzionc karmica. Il punto in discussione non puo essere sviluppato qui, ma e stato affrontato in un mio studio separato Sia Prasastapada sia Vasubandhu presero decisioni radicali foriere di pesanti conseguenze per l'ulteriore sviluppo del pensiero indiano dal momento che non videro altri modi per dar conto di un dogma da loro accolto come certo: il dogma della retribuzione karmica. Gli sviluppi che avviarono o proseguirono, potrebbe ro inizialmente non sembrarci tipici del pensiero razionale, ma un attento esame delle loro parole e dell'ambiente intellettuale circostante rivela che lo furono, in quanto risposta alla sfida che i due pensatori si erano trovati ad affrontare. Questi esempi mostrano fino a che punto la tradizione indiana di indagine razionale ha avuto a che fare con problemi propri, arrivando a soluzioni che si sono allontanate, a volte profondamente, dalle tesi comuni della cultura occidentale. Per quest'ultima ragione e giustificato parlare di una tradizione indiana indipendente dalle filosofie che si svilupparono nell'antica Grecia e nelle parti del mondo influenzate dai greci. Giungo ora alla questione centrale di questo scritto: come e perche la filosofia-vale a dire la filosofia sistematica- ha avuto origine in India? Avendo notato il collegamento tra l'improvviso sorgere di una tradizione di indagine razionale nella Grecia antica da un lato, e la concomitante situazione politica Vijay Kumar Thakur allerma non sappiamo con certezza e In India siano esistite delle citta commerciali sul modello ateniese. E possibile che alcune citta del Panjab, che i greci chiamavano citta indipendent, fossero citta commerciali di quel tipo, collocate sulle vie che portavano dall'India attraverso il Panjab fino all'Iran. Cio significherebbe che esse avevano un tipo completamente diverso di macchina amministrativa (rispetto ad altre citta in India). Anche se non abbiamo dettagli sull'amministrazione di queste cit, possiamo presimere che il loro sistema amministrativo, in quakhe modo coincidesse con l'amministrazione delle grandi oligarchie tribali. L'amministrazione cittadina, per sua natura basata sull'oligarchia, potrebbe aver amministrato gli affari della citta attraverso la discussio ne (Id., Urbanisation in Ancit India, Abhinas Publications, Delhi 1981, p. 250). Sulle citta indipendenti qui menzionate de inoltre G.M. Bongard-Levin, A Complex Study of Ancient India: Audi-disap mery proud, Ajanca Publications Delhi 1986, pp. 67. Thakur continua Fino al periodo Maurya, le corporazioni erano interessate solamente alle loro attivita economiche ed esercitavano una certa autorita sui loro membi. La situazione, tuttavia, cambio nelle epoche post-Maurya, quando si ebbe uno wiluppo molto importante e abbastanza innovativo, nella forma di governot l'emergenza di governi qua autonomi in almeno una dozzina di cita dell'India del nord, ne condo e nel primo secolo aC L'amministrazione di queste citta era evidentemente nelle mani delle corporationi, e le corporazioni dei commercianti emisero monete di rame, cosa che era ordinariamente prerogativa dal potere di governo, essendo la moneta un'importante insegna di Wranka. Almeno in cinque moncie pre indogreche, il termine Nigru e chiaramente menzionato quattro di esse portano i nomi di quartieri dif lerenti di Taxila. Anche un'altra moneta trovata a Taxila riporta il termine pandinigi (sic). [-] Una pratica in qualche modo simile sembra essersi allermata anche a Kaulimbi, poiche e definita su una delle sue monete. Monete della corporazione dei dia termine che letteralmente significherebbe profumieri, ma in realta denotava mercanti generici, sono state trovate anche nella regione intorno a Kaumbili.... Tali monete che rappresentavano certe citta non furono piu presenti a partire dalla seconda meta del primo secolo dC Co probabilmente indica che con lo stabilirsi dei vegni Satavahana e Kusna nei primi due secoli dell'era cristiana, queste cu persero il loro carattere autonomo ... (Thakur, Urbanisation in Ancient ludis, cit., pp. 290-asa). Cr. sul ruolo degli aromie dei profumi nei primi commerciR.A. Donkin, Dragon Brmin Perfum. An istorical praply of ter Brill, Leida 1999, cap. 1, in part. pp 19.-16. A.H. Dani, The Historic Caly of Tamil Centre for East Asian Cultural Sudies, Tokio 1986, PP. 58 , esprime delle riserve riguardo a questa interpretazione del wawa (che riale fino a D.R. Bhandarkar); cfr. inoltre R Thapar. In die Farby hun, Oxford University Press, Delhi 1992, p. 96; D.K. Chakrabarti, Paul Mawryan Sin/Mainland Soul Ain (BC 18/AD20), in FR. Allchin, The Archery of Earty Histerir South Asia. The E u rofilin and states. Will wributions from Georg Erdowy RAE Comingham, D.K. Gurberti and Bridge Albin, Cambridge University Press, Cambridge 1995. p. 3u; H. Prabha Ray. The Wind Ch u lin and the man w links of South Am, Oxford University Press, Delhi 1994. pp. 20. 19. Ray serva che le prove munismatiche suggeriscono che dopo la caduta dei Maurya diverse citta abbiano acquisito potere er Cinem monete, battute in proprio. (Id., Monastery and will. Com e Stand Oxford University Press, Delhi, 1986, p. 49), e menciona in particolare Mahismail, Tripuri e Tagara o Ter. Cir. L. Schmithausen, Spirituelle Praxis and Philosophische Theorie in Buddhism in Zeit schrift for Mission wissenschaft und Religionwissenschaft. 51 (1973). Pp. 161-186; ld. On the Profile of the Relation of Spiritual Practice and Philosophical Theory in Buddhism, in Cultural Department of the Emtawy die Federal Republic of Germany (a cura di), German Scholars in India. Contributions to Indian Studies, vol. II, Motilal Banarsidass, Delhi 1976. pp. 195-250. "Ch. Bronkhorn, Karmend Tholey, cit., para Page #8 -------------------------------------------------------------------------- ________________ 144 Johannes Bronkhorst Perche esiste la filosofia in India 145 stente alle critiche provenienti dall'esterno. Tali sforzi ebbero una riuscita solo parziale e la scuola si dissolse lentamente nella seconda meta del I millennio. Fu ben diversa la scuola vaisesika, l'altra delle prime scuole bramaniche. I ten. tativi eruditi di identificare le sue radici preclassiche e presistematiche non hanno portato da nessuna parte, e sembra probabile che essa sia stata creata gia come un sistema coerente. Un confronto approfondito con la corrente filosofica buddhista dei primi secoli d.C. mostra che, a dispetto di numerose differenze, le due scuole condivisero un certo numero di posizioni fondamentali, piu precisamente: esse furono d'accordo su alcuni aspetti e presero posizioni esattamente speculari su altri aspetti. Non ci furono somiglianze di questo genere tra la filosofia samkhya e il sistema buddhista o quello wisasika. Non e possibile in questo sag. gio approfondire tali osservazioni nei dettagli: ad ogni modo, la situazione e abbastanza particolare da giustificare la conclusione che con ogni probabilita il sistema vaisesika sia stato creato in risposta al particolare sistema di filosofia buddhistachiamato sarudstiwdida al quale fu sotto certi aspetti cosi vicino. Questa conclusione, sia pure non definitiva, suggerisce che l'impulso originale allo sviluppo della filosofia razionale indiana sia venuto dal buddhismo. Questa e per noi una fortuna, perche un considerevole numero di testi buddhisti dal l'epoca intorno a e prima dell'inizio dell'era volgare sono stati preservati. Molti di questi scritti non contengono niente che assomiglial tipo di filosofia razionale che stiamo cercando, ma alcuni si. Per dare a questo fatto il giusto risalto, de sidero descrivere brevemente e schematicamente il modo in cui il buddhismo si e sviluppato dopo la scomparsa del suo fondatore. Sono stati fatti dei tentativi per preservare le sue parole, sia quelle che riguardano il comportamento appropriato dei monaci e delle monache (vinaya), sia quelle che compongono il suo insegnamento in un senso piu stretto (statra). A parte questo, sono stati fatti degli sforzi per distillare le idee e i concetti piu importanti del suo insegnamento, cio ha dato origine a liste di cosiddetti dharma, che furono elaboratamente ordinati e commentati nei testi dell'Abhidharmapigaka, 'il canestro delle cose connesse all'insegnamento'. Sono state conservate interamente due collezioni di testi che portano questo titolo, appartenenti a due diverse scuole buddhiste: l'Abhidhar mapitaka della scuola tharaudda e quello appartenente alla scuola sarudstivada. Uno studio piu particolareggiato rivela delle differenze notevoli tra le due collezioni, la piu importante delle quali, per i nostri scopi, e la presenza nel canestro del sarvastivada di un nuovo modo di ordinare e classificare i dharma, chiamato parlavastuka. Prima dell'introduzione del parcavastika e in tutti i testi theravdda, i dharma erano classificati con l'aiuto di una schematizzazione che si credeva risalisse al Buddha stesso, ma che era insoddisfacente e sotto vari aspetti problematica. Da un punto di vista storico, le difficolta connesse con questa schematizzazione precedente sono facili da spiegare: l'idea di enumerare e classificare i dharma era sorta molto dopo la scomparsa del Buddha e la ricerca tra le sue parole di schemi per classificarli era destinata a fallire. La nuova classificazione, il paticavastuka, porto un certo grado di ragione e coerenza nello scolasticismo sarudstivada. Oltre a cio, questo sviluppo, insieme ad altri che lo accompagnarono, trasformo l'intento iniziale di preservare i concetti insegnati dal Buddha nel nuovo intento di creare un sistema filosofico coerente. Per ragioni che non possono essere presentate in questo momento, la lista dei dharma divento una lista di tutto cio che esiste; inoltre, dalla dottrina originaria del non-se fu tratta la conclusione che non esistono oggetti composti. Le parole di Buddha, secondo cui ogni cosa e impermanente e pertanto foriera di dolore, implicavano l'istantaneita di ogni cosa e il suo esistere per un solo istante. Furono quindi introdotti nuovi dharma, la cui funzione principale era rendere coerente e intelligibile lo schema ontologico cosi creaio. In breve, la scuola sarvastivada del buddhismo subi un processo di razionalizzazione, mentre cio non accadde alla scuola theravada. Come spieghiamo la differenza tra le due scuole? Questa domanda sollecita una risposta facile, quasi ovvia, se teniamo conto di dove e quando lavorarono e vissero i sarvastivddin: il sarvastinada apparteneva al nord-ovest del subcontinente indiano, cioe al Gandhara e alle regioni circostanti, mentre il theravada apparteneva, prima della sua emigrazione in Sri Lanka, a un'area piu a sud, e stato suggerito che fosse Vidisa." Abbiamo ragione di credere che i primi tentativi sarudstivada o proto-sarvastivada di sistematizzazione abbiano avuto luogo durante o prima della meta del II secolo a.CDurante questo periodo ci fu un regno ellenistico nell'India del nord-ovest, un resto delle conquiste di Alessandro Magno. Sappiamo da altre fonti che era abitudine dei re ellenistici coltivare la filosofia: essi amavano essere circondati nelle loro corti da uomini sagri, con i quali avevano luogo alcune discussioni. Scavi archeologici in Afghanistan, dove la capitale greca e stata identificata, confermano che tutto cio accadeva anche in quei luoghi: non solo e stato trovato un papiro filosofico greco, ma e emerso perfino che Clearco di Soloia, un allievo diretto di Aristotele, visito il posto." Ci fu qualche interazione tra i greci e i buddhisti? Questo e a priori possibile tenendo presente il fatto che il buddhismo e, o in ogni caso era a quel tem Circ Willemen et al, Serwistinada Buddhist Scholasticien, Brill, Leida 1998, pp. 36 s. (Mitory and Sarwaida): 149 .; R. Salomon, Ancie Buddhist Sorolls from Gandia. The British Library Khararti fragiis, University of Washington Presse-British Library, Washington-Londra 1999. pp. 5-6. Chr. Frauwallner, The Earlin Vinays and the Beginning of Buddhist literature, IMEO. Roma 1956. p. 18. Cir. J. Bronkhorst, The Mahabhay and the Devilpunt of Indian Philosophy. In Id. The Proiew Pertaining to the Ma y o, Bhandarkar Oriental Research Institute, Puna 1987. special mente pp. 64-68: id., Nore on Patanjali and the Buddhists, in Annals of the Bhandarkar Oriental Research Institute. 75 (1994) (1995). pp. 247-254 cfr. anche Id, recensione a The Buddhist Doctrine of Monmariness by on Restart in Asiatische Studien/Etudes Asiatiques, 49, 2 (1995). DOS18519. Non e chiaro quando esattamente sia nata la serudstida come scuola identificabile che Willemen et al., Serwisudda Buddhist Scolasticism, cit., pp. 147-148. Cfr. C. Preaux, La Honde hellenistique, Presses Universitaires de France, vol. 1, Parigi 1989), pp. 212-278. Cfr., Inoltre, M. Avt-Yonah, Hellmirs and the East, Published for The Institute of Languazes, Literature and the Arts, The Hebrew University, Gerusalemme 1978, pp. 50 s. (Hollistic monarcy in its relations to philosoply, poetry, religion). Cfr. C. Rapin, la tresorme du palais hollistique d'Ai Khann l'apogir a la date du roman were de Bacing de Boccard, Parigi 1992. DD. 119-L2LKlaus Karlunen soltolinea che gli otiti di Asoka in greco mostrano una certa conoscenza della terminologia filosofica greca: cfr. Id, India The Hellenistic World, Finnish Oriental Society, Helsinki 1997. pp. 268-269. 1. Raberi, lesin.Mions, in-Fouilles d'Ai Khanem (1973). pp. 207-237: Rapin, la tri sarriedu palais lu stiqur d'Ai Khanoum, cit. pp. 128: 389 Karuunen, dan the Hellenistic World cit., pp. 99: 288. Se e vero che il capitagorico Apolluindi Tiana ha visitalo Taxila nel 44 d.C. o giu di li (cfr. E. Lamolis. Histoire du bude indien I wi ll tr Saha, Instituut voor Orientalistick, Leuven 1988, pp. 518 519; Karttunen, India and the Holi World. cit., pp. 7-8;306 Cfr. J. Bronkhorst. Quelques Axiones du Vrisesika, in Les Cahiers de Philosophie.. 14 (1992), pp. 95-110. Questo paragrafo e il successivo sono basati sul capitolo Ii Ondung de labre in J. Bronkhorst, Dn BuddASUL Der indische Buddhismens rud av revigong, W. Kohlhammer (Die Religionen der Menschheit, vol. 24.1). Stoccarda 2000, pp. 76 x Page #9 -------------------------------------------------------------------------- ________________ 146 Johannes Bronkhorst Perche esiste la filosofia in India? po, una religione in cerca di proseliti, che non avrebbe evitato il contatto con persone aderenti ad altri credi o tradizioni. L'apertura ad altre tradizioni sem bra confermata dalla forte influenza ellenistica riscontrabile nell'arte buddhista del Gandhara." L'influenza ellenistica si fece sentire anche in altre aree della cultura, benche probabilmente piu tardi. I greci, allora, ebbero discussioni con i buddhisti? Viene la tentazione di pensare che cio sia accaduto e che la tradizione greca di dibattito razionale abbia obbligato i buddhisti a rivedere le loro posizioni. Come abbiamo gia visto, i testi sarvastivada del periodo e di questa regione mostrano che le loro posizioni erano davvero soggette a una revisione generale, ma c'e qualche prova a supporto dell'idea che la tradizione greca di dibattito possa aver avuto un ruolo in questo processor Alcune prove esistono: ad esempio e stato conservato un testo buddhista che pretende di riferire una discussione tra un monaco buddhista e il re indogreco Menandro; ora, si e giustamente osservato che c'e poco di greco in questo testo, a parte il nome del re, ma gia l'esistenza del testo -Le domande del Re Milinda (Milindapanha in pali), conservato in pali e in traduzione cinese-45 ci consente di concludere che i greci e i buddhisti discutevano di problemi religiosi e simili, o come minimo che i buddhisti di quella regione ricordavano che i greci avevano partecito a dibattiti. Non sarebbe ardito concludere che i greci potrebbero aver esercitato un influsso sui buddhisti della corrente sarvastivada, semplicemente coinvolgendoli in dibattiti, e questa conclusione troverebbe conferma nella conversione di un certo numero di greci al buddhismo, che pare sia realmente avvenuta. Vorrei ripetere qui che nessuno ha mai dimostrato la comparsa di idee greche nel pensiero buddhista della sarvstiudda, ne invero in alcuna altra scuola filosofica indiana, ma qui non stiamo esaminando le idee, bensii modi in cui le persone operano con le idee, e la mia proposta e che i buddhisti dell'India nordoccidentale abbiano ripreso il metodo del dibattito e dell'indagine razionale dai greci, adottando il metodo e congiuntamente la disponibilita (o l'obbligo) a usarlo in aree che erano territorio esclusivo della tradizione e della religione. senza importare altri clementi greci nel dominio della filosofia. Il metodo da solo, in ogni caso, era capace di intaccare profondamente le loro idee: li obbligo a ripensare il loro retaggio intellettuale e religioso, a organizzarlo in modo tale da renderlo piu coerente e piu resistente all'interrogazione critica degli estranei. Una volta fondata, la tradizione dell'indagine razionale sembrava capace di continuare da sola e perfino di espandersi in tutta l'India, indipendentemente dall'attivita dei greci e anche dopo la loro scomparsa dall'India nord-occidentale. Sappiamo da fonti successive che spesso i re nell'India classica organiz nota 29 B.N. Mukherjee arriva al 46 d., cfr. Dani, The Historic City Tunila, cit., p. 69), si potrebbe essere tentati di concludere che a quel tempo nell'India nord-occidentale ci fosse ancora inte resse per la filosofia ellenistica. Ahmad Hasan Dani parla della preferenza per i modelli ellenistici che ebbe l'elite governante (di Taxila) durante questo periodo. Comunque dal lato spirituale, e il buddhismo che ha dominato (ivi, p. 70). C. Lamotte, Histoire du bouddhism indicii, cit., pp. 469-487, dove sono discusse anche altre forme di influenza greca sul buddhismo. Cfr. anche L. Nehru, Origins of the Gandhiran S, Oxford University Press, Delhi 1989, con ulteriori riferimenti. Dobbiamo tenere a mente che l'aric buddhista sopravvissuta a Gandhara e piu recente del regno ellenistico sopra menzionato cfr. G. Fauman. Norismatic and Engraphic Evidence for the Chronology of Earh Gandhamu Art, in M. Yaldiz, W. Lobo (a cura di). Instipatiry Indian Art Pr ings of a sus on the development of arby Buddhist and Hindu iconography held at the Museum of Indian Ar Berlin in May 1986, in-Veroffentlichungen des Museums fur Indische Kunst, 8 (1987). pp. 67-88. Allo stesso tempo, -L'arte gandhara non puo essere piu considerata indoromana, non dopo le scoperte di Surkh Kotal e altri scavi a Bactria- (Karttunen, India and the Hellmistic Work cit. p. 278. con riferimenti ad altra letteratura), Cir, ancora W. Posch, Baktrin zwischen Griechen und Kuschen Untersuchungu u kulturellen und historischen Problemen Ulrig phase. Mit einen exthritischen Exkurs 2 Slip 123. Harrassowitz, Wiesbaden 1995, p. 95. . L'influsso piu notevole e stato rilevato nell'astronomia indiana cf. D. Pingree. The Yaua najitaha of Sphujidhaaja, Harvard University Press, Cambridge-Londra 1978, specialmente vol. Lp. nota 3. Forse e altrettanto importante la possibilita che gli indogreci abbiano avviato una nuova era in India: cfr. P. Dallin. Sous l e senso della storia conti cronologia e storicizione del Irmpo, in Rivista di Studi Orientali, vol. 61, 1-4 (1987). pp. 1-71, in part. pp. 559.; Karttunen, India and il Hellenistic World, cit. p. 296. Cfr. anche Z.P.Thundy, Buddha and Christ: Nativy stories and Indian traditions, Brill. Leida 1992. pp. 256-257. In un intervento nella sessione New Discovery of Early Buddhist Manuscripts' della Xull conferenza della International Association of Buddhist Studies (agosto 1999. Louannal. lens-Uwe Hartmann ha sottolineato che dei testi buddhistiscritti in alfabeto greco sono stati trovati in Afghanistan. W. Halbfass, ludia and Europe. A may in understanding State University of New York Press, Albany 1988, p. 19. L'originale delle due traduzioni cinesi conservate di questo testo presentava pro habilmente le dottrine sarvistawia dr. Lamotte, Histoire du bouddhisme indieri, cit. p. 465. P. Demieville, les ion chinoises du Malinda piha. Vol. Lin -Bulletin de l'Ecole Francaise d'ExtremeOrient. 24 (1924). pp. 1-258, in pall. p. 74. Sarebbe piu corretto parlare di un corpus da Milinda, del quale sono state identificate varie versioni. P. Skilling osserva che questo corpus era piu vario ed esteso di quanto si fosse pensato prima, e fa una lista delle versioni note. Cr. P. Skilling. A Note on King Milinda in the Aidharwahasabhagya in Journal of the Pali Text Society, 24 (1998). pp. 81-101, in part. pp. 92-93. Da notare che l'influsso non fu esercitato dal Milindapailla stesso. Proprio al contrario, sembra che i greci abbiano esercitato un influsso diretto sul pensiero buddhista grazie a contatti discussioni, non (o non prevalentemente) attraverso i testi. Non e quindi pertinente chiedersi come mai i cinesi, che tradussero il Milindaporta nella loro lingua, non ne siano stati influenzati. Il Mahdiamua in pali afferma che alla cerimonia di fondazione del Maha Thupa (in Anuradhapura), trentamila monaci, sotto Yona-Mahadhammarakkhita, arrivarono da Alasanda nel paese di Yona- (G.P. Malalasekera, Dictionary of Pedi Proper Names, 2 voll., Londra 1937-1938, vol. II. p. 699, s.v. yond). Alasanda si riferisce senza dubbio a una delle citta chiamate Alessandria fondate da Alessandro Magno, sita nell'attuale Afghanistan (Al Khanum? Kandahar?; cfr. Karttunen, India and the Hellenistic World, cit., pp. 279, 281). Karttunen si riferisce (ivi, p. 297. cfr. Id., Yonas, Yavanas and Related Malter in Indian Epigraply, in A. Parpola, P. Koskikallio, South Asian Archanlag 1993. Proceedings of the Tanith International Confermar of the European Association of South Asian Archaeologists held in Helsinki Uniowsily 5-9 fuh 1993. Suomalainen Tiedeakatemia, Helsinki 1994. Vol. I. Pp329-336. specialmente p. 331) a un'iscrizione del 111 secolo dC nella caverna di Nagarjunakonda, che menzio na gli yauna tra le persone che si erano convertite al buckethismo. Queste c altre iscrizioni non neces sariamente si riferivano ai greci (cfr. H.P. Ray, The Winds of Chanye: Buddhism and the maritime links of early South Asia, Oxford University Press, Delhi 1994. p. 84: Id., The Yavana Prema in Ancient hidia, in Journal of the Economic and Social History of the Orient, 31 (1988). PP. 34-325), ma Karttunen Osserva: -E [...] vero che gli Yona/Yavana potevano essere collegati con sicurezza al greci solo nelle prime iscrizioni, ma a me sembra assai probabile che in tutti i nostri casi la parola fosc riferita in qual che modo ai greci (Karuunen, Yongs, Yavanas aud Related Matter in Indian Epigraphy, cit., p. 337). "Cio e meno sorprendente di quanto possa sembrare. Il conformismo umano e la sua in trinseca possibilita di dar luogo a tradizioni e morle sono siati studiati dal punto di vista della biologia e della teoria del giochi da R. Boyd, P. I. Richerson. Culture and Cooperation, in II. Mansbridge la cura di), Brand Sellinieret, University of Chicago Press Chicago 1990, pp. w-132; dr. M. Ridley, The Origins of Virtu, Penguin Books, New York 1996. pp. 180-181. L'articolo di H.A. Simon, A Mechanism for Social Selection and Successful Altruism, in Science, 21 dic. 1990, pp. 1665-1668, enfatizza l'imporianza di cio che chiama docilita umana. Si potrebbe dire anche che l'indagine razionale e diventata un meme, e come tale parte di un ' memeplesso, un cartello cooperativo di memi che si asistono reciprocamente, ciascuno dei quali fornisce un ambiente che favorisce gli altri: per una recente descrizione di questa caratterizzazione di una cultura cr. D. Dennett, Derin D o s Iden. Folution and the manings of life, Allen Lane/The Penguin Press, Londra, pp. 342-340S Blackmore, The Man Machine, Oxford University Press, Oxford 1999. Forse il fatto che la societ indiana ammettesse l'esistenza fianco a fianco di punti di vista diversi come quello brahmanico e quello buddhista puo esse re interpretato nel senso che il legame sociale era relativamente debole, o-fino a un certo puntocognitivamente neutro (cfr. Munz, Our K inder of the Growth of Knowledge. cit. PP. 75. 160-161, 280 2811d.. Philosophical Darwinien, p. 171) e ci potrebe aver aiutato la tradizione di ricerca rariona Page #10 -------------------------------------------------------------------------- ________________ 148 Johannes Bronkhorst zavano dibattiti, ed e chiaro che questi dibattiti successivi seguirono, almeno in teoria, i canoni della razionalita. Che dire delle Upanisad? Non contengono della filosofia? Le antiche Upanisad, quali che siano le loro date esatte, certamente precedono il II secolo a.C. e anche l'invasione da parte di Alessandro, pertanto furono composte quando in India mancava qualsiasi presenza greca. Come si puo allora sostenere seriamente che la filosofia indiana deve in qualche modo la sua origine all'arrivo dei greci nell'India del nord-ovest? Qui dobbiamo distinguere due elementi. Come ho detto prima, i contenuti della filosofia indiana classica sono, per quel che posso vedere, completamente indiani. I buddhisti che entrarono in contatto con i greci nell'India del nord-ovest non importarono elementi della filosofia greca: non ne e stato identificato alcuno nel loro pensiero, a dispetto della frequenza con cui la questione deve essere stata sollevata dai primi indologi di formazione classica. Lo stesso vale per le filosofie bramaniche: nacquero e si svilupparono sul suolo indiano, alcune con l'intento di spiegare i contenuti delle Upanisad. Finora non e stata dimostrata l'esistenza di influssi stranieri su alcuna di esse. Allo stesso tempo, le prove disponibili suggeriscono che nessuna tradizione di indagine razionale (nel senso qui inteso, manifestata dal dibattito critico e dai tentativi di creare visioni coerenti della realta) e esistita in India prima del periodo che stiamo considerando. La letteratura vedica, incluse le Upanisad, non ha alcuna tendenza a sviluppare sistemi coerenti:" questi testi danno valore alla conoscenza, ovvero a un certo tipo di conoscenza," ma e evidente l'assenza in essi della razionalita. I Brahmana e le Upanisad registrano parecchi famosi dibattiti, che pero non si possono in alcun modo definire razionali e, in effetti, costituiscono esempi di scuola dell'esatto opposto: nessuno, in questi dibattiti, e mai convinto dagli argomenti del suo oppositore. Il vincitore di un dibattito, come ha evidenziato Walter Ruben molto tempo fa, nel 1928, non e colui che sa meglio, ma colui che sa di piu. L'argomentazione logica e completamente assente, le affermazioni apodittiche sono accettate senza fare resistenza e infatti l'insegnante non ha bisogno di presentare argomenti a supporto del suo insegnamento, perche l'idea stessa che per sbaglio egli insegni qual le a sopravvivere per un po' di tempo. Sembra in ogni caso piu probabile che l'indagine razionale stessa -o meglio l'obbligo di accettare critiche e fare i conti con esse-sia diventata una costrizione sociale a cui il pensiero ha dovuto sottostare, un legame sociale o un 'emblema etnico' caratteristico dello strato/sottogruppo rilevante della societa indiana classica. "Axel Michaels scrive: Si legge ancora, che in qualche modo i testi Brahmana rappresentano un'immagine magica del mondo, cio nella visuale che si presume filosofica delle Upanisad si sarebbe. perduto, come se ne prima ne dopo fossero esistite in India, l'una accanto all'altra, un'immagine 'magica' del mondo ed una filosofica (Id., Der Hinduismus: Geschichte und Gegenwart, C.H. Beck, Monaco 1998, p. 47). Come indicato sopra, il tipo di 'filosofia' qui considerato non esiste sempre e in ogni luogo. "Questo non per dire che gli autori vedici non pensavano o non erano interessati alle ragioni. A. Wezler, in un intervento al 'Second International Vedic Workshop' (Modes of reporting opi nions in Vedic prose, Universita di Kyoto, ottobre-novembre 1999) ha evidenziato il fatto che i bra mana si occupavano prevalentemente di dare ragione di singoli passi dell'attivita rituale. Ha inoltre sottolineato come siano state registrate anche differenze di opinione. Cfr., per alcuni esempi. J. Bronkhrost, Discipline par le debat: Les consequences d'un debat perdu en Inde, in stampa. Il resto di questo paragrafo compare anche, in forma leggermente diversa, in J. Bronkhorst, Indology and Rationality, in Asiatische Studien/Etudes Asiatiques, in stampa. "W. Ruben, Uber die Debatten in den alten Upanisads, in Zeitschrift der Deutschen Morgenlandischen Gesellschaft, 83, pp. 238-255. Cfr. Lloyd, Magic, Reason and Experience, cit., pp. 60-61; Id., The Revolutions of Wisdom, cit., pp. 87-88; Bronkhorst, Discipline par le debat, cit. 1 Perche esiste la filosofia in India? 149 cosa che non e corretto sembra non essere venuta in mente ai pensatori delle Upanisad. Ogni pensiero e corretto, ma potrebbe essere insufficiente e potrebbe quindi dover essere subordinato alla conoscenza del vincitore. Fare troppe domande, d'altro canto, puo avere risultati disastrosi: a seconda di come l'espressione viene interpretata, a colui che ha posto la domanda potrebbe venir fracassata la testa, oppure potrebbe perdere la testa in un modo fisicamente meno violento. Riguardo al problema del perche un semplice interrogare potrebbe condurre a conseguenze cosi gravi per i partecipanti che non hanno successo, Michael Witzel ci ricorda che gli esempi vedici riguardano una conoscenza che, comunque vada, e 'segreta': potrebbe essere nota solo a una persona eminente, un insegnante che non sara pronto a trasmetterla nemmeno se interrogato, oppure a una classe di specialisti del rituale, i quali non metteranno in comune la loro conoscenza esoterica con i gruppi rivali. Tutto cio ovviamente non conduce alla creazione di sistemi coerenti di pensiero. Witzel ha anche attirato l'attenzione sulle molte somiglianze esistenti tra i dibattiti delle Upanisad e quelli registrati nei primi testi buddhisti. Ci sono anche differenze, senza dubbio," ma, come accade per i testi tardo-vedici, non viene posto il problema dell'elaborazione di sistemi coerenti di pensiero e cio suggerisce che questi primi dibattiti buddhisti fossero intesi soprattutto per il consumo interno, e che quindi non fosse sentito il bisogno di rendere la propria posizione immune da critiche. Abbiamo visto che l'elaborazione di sistemi coerenti di pensiero appartiene a una fase successiva dello sviluppo del buddhismo. Mi rendo conto che per il momento alcune questioni delicate restano senza risposta. I critici senza dubbio chiederanno se voglio seriamente mettere il grammatico Panini -la cui grammatica e stata descritta come uno dei piu grandi monumenti dell'intelligenza umana in un periodo pre-razionale della storia intellettuale dell'India. Panini sarebbe vissuto nella seconda meta Cfr. M. Witzel, The Case of the Shattered Head, in Studien zur Indologie und Iranistik., 13/14 (1987), pp. 363-415: S. Insler, The Shattered Head Split and the Epic Tale of Sakuntale, in -Bulletin d'E tudes Indiennes., 7-8 (1989-1990), pp. 97-139. Cfr. Witzel, The Case of the Shattered Head, cit., p. 409. " Cfr. J. Manne, The Digha Nikaya Debates: Debating practices at the time of the Buddha, in -Buddhist Studies Reviews, vol. 9, 2 (1992). pp. 117-136. Nella discussione tra Buddha e il jaina Saccaka (Cu-lasaccahasutta, Majjhima Nikaya n. 35), per fare un esempio, c'e un innegabile confronto di idee, ove il Buddha non esita a indicare una contraddizione nel discorso dell'avversario: Concentrati, Aggivessana. Quando ti sei concentrato, Aggivessana, rispondi. Perche il tuo ultimo discorso non va d'accordo con il primo, ne il tuo primo discorso con l'ultimo (V. Trenckner, R. Chalmers (a cura di). Majjhima Nikaya, 3 voll., Pali Text Society, Londra 1888-1899, 1.232: manasikarohi Aggivessana, manasikaritud kho Aggiessana bydkarohi, na kho te sandhiyati purimena va pacchinam pacchimena va puriman tr. ingl. di I.B. Horner, The Collection of the Middle Length Sayings, vol. I, Pali Text Society, Londra 1954. p. 285). Cfr. anche K.N. Jayatilleke, Early Buddhist Theory of Knowledge, George Allen & Unwin, Londra 1963. pp. 205-276 (The attitude to reason); F. Watanabe, Philosophy and its Development in the Nihayas and Abhidhamma, Motilal Banarsidass, Delhi 1983, pp. 69 ss. (The devolopment of the dialogue form). Altrove i membri di altre correnti religiose sono descritti come <Page #11 -------------------------------------------------------------------------- ________________ Johannes Bronkhorst Parchi esiste la filosofia in India? del IV secolo a.C. o successivamente e potrebbe aver preceduto l'invasione di Alessandro, anche se cio non e sicuro, pertanto l'influsso greco nel suo caso, se non e impossibile, e meno probabile. Non dovremmo farci fuorviare da termini come 'razionale, pre-razionale e simili. Il primo non e un complimento, il secondo non e una critica. Ho gia sottolineato che l'assenza di una tradizione di indagine razionale come e inte. sa qui non ha niente a che vedere con la stupidita o l'arretratezza. Le persone non diventano piu intelligenti se appartengono a una tale tradizione, cio che cambia e prima di tutto il loro atteggiamento: in una tradizione di indagine ra zionale come e qui prospettata i pensatori accettano devono accettare la legittimita di domande e critiche dirette anche a convinzioni approvate dalla tradizione, dalla rivelazione o dall'intuizione. Per sviluppare vasti sistemi filo sofici, un tale atteggiamento puo essere essenziale. Abbiamo visto come la filo sofia vaisesika abbia introdotto la nozione di un Dio creatore per risolvere un problema del sistema, altri testi della stessa scuola non esitano a ridurre questo Dio a un elemento che si adatta alla sua ontologia. Nel caso di Panini non c'e. per quel che possiamo dire, nessun bisogno di mettere la tradizione in discus sione e forse, al contrario, la sua grammatica deve essere considerata un'elabo razione e sistematizzazione della comprensione tradizionale del linguaggio. Essa testimonia quindi l'intelligenza del suo creatore, ma non l'esistenza di una tradizione di indagine razionale, a cui egli puo o meno essere appartenuto. Potrei dire di piu su questo punto, ma mi fermero qui. Vorrei tornare al meta-livello della nostra discussione. Le riflessioni prece denti suggeriscono che un elemento vitale della filosofia sistematica in India e in Occidente l'indagine e l'analisi razionale derivi da una fonte comune;" esso inoltre sembrerebbe assente ovunque nella storia dell'umanita eccetto. ovviamente, nelle diramazioni delle due tradizioni greca e indiana. Tutto cio suggerisce che sia stato possibile fondare una tradizione indipendente di dibat tito e indagine razionale solo una volta nella storia dell'umanita. Se aggiungiamo che, come ho fatto notare prima, il mondo moderno potrebbe non essere mai diventato quello che e senza la presenza di una tradizione di indagine razionale tanto essenziale per la scienza moderna, arriviamo a una domanda che ci mette in difficolta: e un incidente storico che l'umanita sia arrivata allo stato attuale, caratterizzato da un lato da poteri prima insospettati, dall'altro dalla minaccia delle loro conseguenzeka I giorni in cui si guardava alla storia della vita sulla Terra come a una marcia inarrestabile verso gradi sempre piu avanzati di complessita e intelligenza sono arrivati alla fine: gli scienziati mostrano che la comparsa degli esseri umani non e stata altro che un incidente storico, che lo sviluppo di un alto grado di intelligenza, in esseri umani o in altri esseri viventi, non e stato in nessun modo la conseguenza inevitabile dell'evoluzione biologica. Essi indicano anche che, una volta comparsi gli esseri umani intelligenti, solo una quantita di coincidenze permise loro di fare i passi successivi verso il nostro stato attuale, sviluppando l'agricoltura e addomesticando gli animali, e tutto cio solo in alcune parti del mondo. Il biologo evoluzionista Jared Diamond, nel suo recente libro, affascinante e stimolante, Guns, Germs and Steel, enumera una Cfr. O. von Hinuber. Der Beyinin der Schrift und fruhe Schriftlichkeit in India, Frana Steiner, Stoccarda 1990, p. 34: H. Falk, Schrift is alles indic. Ein Forschungsbericht mit Anmerkung, Gunter Narr, Tubinga 1993. P. 304. Vari studiosi preferiscono attenersi a stime precedenti della data di Panini, ma senza prove; cf. CH. Werba, Vhe Indoerice. Die primarne und stundaire Wurs de Sari Sprache. Pars Radios Primaria Verlag der OAW.Vienna 1997. p. 137 e nota 64. con rifer mento a studiosi precedenti le cui opinioni sono ugualmente prive di supporto. Sulla tendenza ad assegnare date piu antiche alla letteratura vodica, compresa quella tardo vedica, cfr. J. Bronkhorst Lindienne les propisima, in Etudes de lettres (Revue de Faculte des lettres, Universite de Lausanne) aprilegiugno 1989. Pp. 119-136. K. Karttunen, India in Early Greek literature, Finnish Oriental Society, Helsinki 1989. Pp. 142-146, Id., India and the Hallmastic World, cit. p. 12 e nota 49. Nel caso di Patanjali, d'altra parte, ci sono prove che egli abbia subito l'influsso del buddhismo post-palcamistuba, e che quindi, se l'ipotesi presentata in questo lavoro e accettata, almeno indirettamente quella dei greck cfr. Bronkhorst, The Mahame and the Developent huden Philosophy, cit; id., A Nore on Patanjali and the Buddhists, in Annals of the Bhandarkar Oriental Research Institute, 75 (1994), pp. 247-254. Crancora). Bronkhors, The Variationist Panini and Vedic, in Indo-Iranian Journal, as (1982), pp. 273-282, in particolare pp. 280-281. "F. Suaal, Grock and Vedic Grondtry, in Journal of Indian Philosophy, 27 (1999). pp. 105-127. argomenta che i matematici greci e vedici avevano una fonte comune, che non sarebbe tuttavia da cercare ne in Grecia ne in India, ma nella comune terra natia' dei linguaggi indiani e dell'antico indoeuropeo del Vicino Oriente, una terra che era situata nelle steppe lungo il fiume Oxus, ora chiamato Amu Darya, che para Turkmenistan Urbekistan Tarca ad es del Mar Casplo, o Bacuria e Margiana come erano chiamate nell'epoca dasic livi. 109) Ouest'ultima ipotesi deve essere distinta da quella presentata in questo per esse infatti sono largamente indipendenti Ch. Lloyd, Magis son and Experims, cit., p. 258-L'antica Grecia e stata caratterizzata non solo da eccezionali sviluppi intellettuali, ma anche da una situazione politica sotto certi aspetti eccezionale, e le due cose appaiono connesse Sull'idea di progreso nella societa umana, cfr. R. Bronk. Pr a wde Ne Hand. The piilosophy and conto h advance, Warner Books, Londra 1998. Anche la comparsa della vita animale-dando per assunto la presenza della vita microbiCa- e estremamente improbabile secondo P.D. Ward, D. Brownlee, Rare Earth. Why complex life is MNICOWON in the NRISE, Springer, New York 2000. C. SJ. Gould, life Grandeur. The spread of all from Place to Darwin, Vintage, Londra 1996). Diamond, The Rise and Fall of the Third Climpar, Vintage, Londra 1991, pp. 184-195. Gato di seguito due passi significativi a questo riguardo. Le nostre menti sono una caratteristica esclusiva degli esseri umani e sono, in un senso molto concreto, i prodotti di un'insolita sfida riproduttiva che solo il riferimento simbolico era capace di affrontare un'internalimarione concreta di un'antica e persistente situarione evolutiva sociale che e unicamente umana. (T. Deacon Tu S ir Shes The folutione language and the use brain, Penguin Books, New York 1997, p. 410) - [Il nostrogene re e nato da una crisi ambientale [Tena Glaciale), il che vuol dire che potremmo non essere malati. D. La natura accidentale della nostra nascita evolutiva e stupefacente. Se uno stretto lembo di terra (hemodi Panama) non fosse salito dagli abimi per parare Oceano Atlantico dal Pacifico, la catena di eventi che ha fatto scattare l'evolusione del genere Homenon sarebbe mai cominciata. (S.M. Stanley Cuir la Ag. How a global tastopile allowed km len Freeman, New York 1998. 8. 215). Moli esperti forse non accetterebbero di negare l'esistenza di un progresso verso gradi piu elevati di intelligenza tra le eccezioni dovrebbero essere menzionati I Stewart, J. Cohen, Figwmis of Rmlary. The dution of curious mind. Cambridge University Press, Cambridge 1997, cfr. specialmente p. 14: R. Wright, Nonna. The logic of human destiny. Pantheon Books, New York 2000), ma la questione della complessita e meno chiara, come e illustrato dal seguente pame: C'e progresso nel l'evoluzione Gould...) come e noto argomenta che non c'e, ma penso che egli abbia un concetto di progreso che non condivido. Egli ha ragione a escludere il progreso in diri di qualcosa. Questo e il punto dell'ispirazione di Darwin, cio che rende queste teoria cosi hella non c'e alcun piano straLogico, alcun punto d'arrivo, alcun progettista. Ma wwviamente c'e progreso nel senso che ora viviamo in un monde complesso pieno di creature di ogni tipo e che qualche miliardo di anni fa non c'era akro che un brodo primordiale. Benche non ci sia una misura generalmente accettata di questa complessita, non c'e akin dubbio che la varieta degli organismi, il numero di geni in un organismo individuale, e la loro complessita strutturale e comportamentale sono tutte aumentale. L'evoluzione Usi suoi prodotti per salirci sopra- (Blackmore, The Man Madini, cit. p. 13.cfr. anche p. 28). Wilson cnumera [tre precondizioni, tre colpi di fortuna nell'arena evolutiva (Continue. The unity of leg. Knopf. New York 1998, p. 48) che a suo dire avrebbero portato alla violurione scientificar la curiosit illimitata e la spinta creativa delle menti miglior a la capa Page #12 -------------------------------------------------------------------------- ________________ 152 Johannes Bronkhorst quantita di fattori geografici che potrebbero aver fermato il progresso umano, dei quali menziono solo due molto importanti: alcuni continenti non avevano animali addomesticabili, o piante che avrebbero reso possibile l'agricoltura. E concepibile che la nostra riflessione abbia portato alla luce un altro fattore. cioe la presenza di una tradizione di indagine razionale, che -per cio che ne sappiamo- sarebbe potuta non sorgere, ma senza la quale il progresso umano fino al nostro stato attuale potrebbe non aver mai avuto luogo po Ponendo questo quesito, cerco di restituire allo studio accademico della filosofia indiana una dimensione che gli appartiene, ma che non e abba nota: questo campo non e semplicemente un divertimento per pochi specialisti, senza molta rilevanza per gli altri, e non e neanche vero che la sua sola giustificazione sia la possibilita di scoprire ogni tanto un'idea che potrebbe essere di interesse per i filosofi moderni; lo studio della filosofia indiana deve essere collocato tra le altre discipline e scienze che si occupano di studiare la storia umana, cioe il nostro retaggio,68 dalle origini animali a un futuro incerto.69 In questa storia, l'oggetto e le modalita del pensiero umano sono di importanza cruciale, perche hanno avuto un impatto colossale. Una volta ricevuta la sua giusta collocazione, lo studio della filosofia indiana, come ho cercato di dimostrare, dara origine a questioni interessanti ma anche scomode. (Traduzione di Francesco Cirri) cita innata di cogliere per astrazione le qualita essenziali dell'universo; 3. la <> della matematica nelle scienze naturali. Questa enumerazione lascia poco spazio per i fattori, forse numerosi, che potrebbero aver impedito l'accadere della rivoluzione scientifica. Tra questi e di particolare interesse la Morte Nera del XIV secolo. "(La peste] ruppe la stretta malthusiana che era stata creata dall'incremento della popolazione nel medioevo e che avrebbe potuto impedire il suo ulteriore incremento in forme differenti. Essa garanti che nelle generazioni successive al 1348 l'Europa non avrebbe semplicemente perpetuato il modello di societa e di cultura del tredicesimo secolo. Garanti anche che il medioevo sarebbe stato la fase intermedia e non quella finale dello sviluppo occidentale>>. (D. Herlihy, The Black Death and the Transformation of the West, cura e introduzione di S.K. Cohn jr., Harvard University Press, Cambridge (MA)- Londra 1997, p. 38). Ancora: <>. (ivi, p. 81). 67 La natura innaturale della scienza moderna e stata messa in evidenza in diverse pubblicazioni recenti: cfr. ad es. A. Cromer, Uncommon Sense: The heretical nature of science, Oxford University Press, New York-Oxford 1993; L. Wolpert, The Unnatural Nature of Science, Faber and Faber, LondraBoston 1992. E nondimeno dato spesso per acquisito che la scienza sia il prodotto necessario e prevedibile delle societa che hanno raggiunto un certo livello di complessita. I seguenti titoli e sottotitoli di libri indologici sono interessanti e stimolanti sotto questo aspetto: Vorwissenschafiliche Wissenschaft, che e il sottotitolo di Die Weltanschauung der Brahmana-Texte di H. Oldenberg (1919), Ein Beitrag zur Entstehungsgeschichte von Wissenschaft, sottotitolo di Beweisfahren in der vedischen Sakralgeometrie di A. Michaels (1978), The fidelity of Oral Tradition and tlu Origins of Science di F. Staal (1986). 68 J.F. Billeter, Memoire sur les etudes chinoises a Geneve rt ailleurs, Libraire du Rameau d'Or, Ginevra 1998, p. 77) argomenta, analogamente, a favore di un cambiamento di prospettiva che ronderebbe la storia cinese parte del nostro relaggio, ossia di quello universale del genere umano. 69 Questa incertezza avvolge anche il futuro della scienza, che e stato argomentato potrebbe essere vicina ai suoi limiti, cfr. J. Horgan, The End of Science. Facing the limits of knowledge in the twilight of the scientific age, Abacus, Londra 1996. Cfr., per un'opinione opposta, J. Maddox. What Remains to Be Discovered. Mapping the secrets of the universe, the origins of life, and the future of the human race. The Free Press, New York 1998.