________________
Perché esiste la filosofia in India!
133
Johannes Bronkhorst
Denominero 'tradizione di indagine razionale'la combinazione di queste caratteristiche, con l'aggiunta di un'ulteriore condizione che specifichero più avanti. L'India possiede una tradizione di indagine razionale nel senso da me appena definito, mentre, come dimostrero, non può dirsi lo stesso di tutte le culture umane. La presenza in India di una tradizione di indagine razionale si è resa manifesta attraverso la sua peculiare tradizione di dibattito razionale, vale a dire grazie agli esiti ottenuti nel tentativo compiuto da molti pensatori di migliorare il proprio sistema, con i perfezionamenti e gli sviluppi che ne sono derivati. L'ulteriore condizione da specificare è la seguente: in una tra
dizione di indagine razionale nessuna area della realtà è fondamentalmente al di là dell'ambito dell'esame critico, nessuna area deve essere riservata alla tradizione, alla rivelazione o all'intuizione. Forse non è una coincidenza che, sia nella Grecia sia nell'India antiche, poco dopo la fondazione delle tradizioni di indagine razionale siano comparsi pensatori che hanno riposto illimitata fiducia nel potere del ragionamento: gli elcati in Grecia e Nagarjuna con i suoi seguaci in India, i quali non hanno esitato a respingere la realtà percepita sulla base non della tradizione, della rivelazione o di una speciale intuizione, ma solo di un'argomentazione. Si deve aggiungere che l'esistenza di una tradizione di indagine razionale non implica che ogni pensatore sia razionale, cioè critico e aperto, sotto tutti gli aspetti e in tutte le aree in cui si esprime. Inoltre, avere una tradizione di indagine razionale non significa essere capaci di pensare in modo intelligente: è possibile pensare in modo intelligente in vari settori, ma senza toccare alcuni ambiti di questioni, riservati alla tradizione, alla rivelazione, all'intuizione o alla religione..
La presenza di una tradizione di indagine razionale in India potrebbe non apparire particolarmente significativa agli eredi moderni del pensiero greco quali noi siamo, ma intendo affermare il contrario perché ritengo che solo la Grecia antica da un lato e l'India antica dall'altro abbiano dato luogo a tradizioni indipendenti di indagine razionale. Mi rendo conto che questa tesi distur. berà particolarmente coloro che sostengono l'esistenza di tre tradizioni filosofiche nella storia umana, connesse rispettivamente all'Europa, all'India e alla Cina. Sembra però che la Cina non abbia mai avuto una tradizione razionale
vato che il conflitto si rivela creativo solo in alcuni casi: certe rivalità strutturali spingono a innovare per opposizione, altre sortiscono l'effetto opposto, ossia una stagnazione e un incremento del particolarismo della vita intellettuale. Come vedremo in seguito, la presenza o l'assenza di una tradizione di indagine razionale-fattore trascurato da Collins puo aiutare a spiegare queste differenze.
Un simile uso del termine razionale non è nuovo ext è vicino a quello di William Warren Bartley III c di Peter Munec. . Munz, Our Knowledge of the Growth of Knowledge. Popper or Willen! Routledge & Kegan Paul, Londra-New York 1985. p. 50:-Noi diciamo, se siamo dei panrazionalisti, che è razionale criticare tutto e persistere solo in quelle affermazioni che hanno finora resistito alla critica. Secondo questa concezione, ragione non denota una facoltà autonoma o un metodo corretto per arrivare ad affermazioni che sono vere, bensi una qualità negativa. Chi è razionale è aperto alla critica, e un invito assolutamente illimitato alla critica è l'essenza della razionalità. Cic. latfermazione non c'è nessun miglior sinonimo di razionale che critico. attribuita a Popper da Z. Piatek, Is Evolution in a Scimtise Theory, in J. Misiek, The Problem of Rationality in Scimice and lis Philosophy, Kluwer, Dordrecht 1995. p. 171; cf. K.R.Popper, The World of Parmmides: Essays on the Presocratic Enlightenment a cura di A.F. Petersen, J. Mejer, Routledge & Kegan Paul, Londra-New York 1998, p. 109. M. Artigas, T EMical Nature of Karl Pop Thary of Knowley. Including Popter published
on Bartley Gldanitial remain, Peter lang. Berna 1999. Cir anche D. Miller, Critical Rationalism. A relatnum and dem, Open Court, Chicago La Salle 1994;P. Munz, Philosophical Darniisil Ou te origin of know Indge by as of natural selection, Routledge & Kegan Paul, Londra-New York 1993. p. 177. Da notare che già Platone descriveva il ragionamento come il dibattito silenzioso dell'anima con se stessa. (Richard Sorabi, Animal Minds & Human Morals. The origins of the Western dehat, Duckworth, Londra 1993. p. 10. con riferimenti a: Toldo 189E-190A, Sofista 263-264A, Filebo 38CE; ma cfr. anche Sorabji. Animal Minds & Human Morale, cit., pp. 65-67), un processo che potremmo definire dibattito interiorizzato, cfr. infra, nota 6. Sorabji richiama poi la nostra attenzione (ivi, pp 36-37, 67-71. con riferimento ad Aristotele, De Anima, 3.3) sulla tesi di Aristotele-che la credenza comporta l'essere persuaso, che a sua volta implica il passo della ratione (logos), sottolineando che ciò non avviene solo nel dialogo con altri: Sorabji assume che -Aristotele permetterebbe alla sua persuasione di essere un'auto-persuasione. L'uso del termine razionale qui difeso elimina il problema di come distinguere tra different forme di ragione' o 'razionalità, come sostenuto, ad es., da Pierre Vidal-Naquet ( 1-P Vernant, P. Vidal-Naguct. La Grande Du mythe di rior, Editions du Seuil, Seuil 1990, Prefad
interessante richiamare qui le tesi di Richard H. Popkin, il principale esperto della tradizione scettica occidentale: «Per anni mi sono divertito a immaginare un articolo in cui lo ketticismo venisse descritto come una sorta di lettera anonima riguardo alla quale il motivo di interesse princi pale non è certo l'identità dell'autore. Il ricevente ha una lettera che solleva una molteplicità di problemi per la sua posizione filosofica dogmatica e si trova a dover la difendere, che l'autore anonimo possa essere trovato o identificato, sia vivo o morto, uno di mente o matto, tutto ciò non aiuta ad af frontare o a scacciare i problemi. Quindi il punto centrale della discussione non è se sia possibile o meno essere scettici senza contraddirsi: la forza dell'attacco dello scettico e l'effetto ottenuto sul dog matico, il quale non può scansare il colpo denunciando un avversario che potrebbe non essere in grado di trovare, identificare o classificare. Sono i dogmatici a dover produrre una difesa, se ci riescono, senza preoccuparsi di sapere se lo scettico sia un membro in carne e ossa della razza umana, se sia un internato delirante in un iskuto psichiatrico, se sia addirittura un personaggio fantascientifico. [...] Lo scettico, reale o immaginario che sia, ha portato i non scetticia lottare strenuamente per trovare un modo coerente e non contradditorio di mettere la lor ca intellettuale in un ordine accet tabile (accettabile per un dogmatico onemo), per poi trovare un altro scettico, reale o immaginario, il quale crei un'altra masa di dubbi che richiedano ukeriori camic ripensamenti. Lo scettico, l'anonimo autore della lettera, non deve partecipare a questo processo, deve solo attenderne i risultati ed essere pronto a preparare un'altra lettera anonima (RH Popkin la cura di), SeNidin in be History of Philosophy: a pan A rican dialogu, Kluwer, Dordrech-Boston-Londra 1996, p. XV).
Quest'ultima condizione e il tratto che distingue maggiormente il concetto di tradizione di indagine razionale dal concetto di razionalità com'c inteso da vari autori, Cr, ad es.. F. Staal, The Tridende of Rationally from Lateracy, in European Journal of Sociology, 30 (1989), pp. 301910; 1. Goody, The East in the Wet, Cambridge University Pres. Cambridge 1996, cap. i. Un caso contemporaneo di dibattito, in cui le parti sembrano voler mantenere alcune aree della realtà radicalmentte fuori dal vaglio dell'esame critico, è il dialogo religioso tra musulmani e cristiani. Chr . Waardenburg, Istana Ocadoul face doa. Regarde de l'histoire des religions, Labor el Fides, Ginerra 1998, p. 48: Il dibattito tra le due religioni si è imperniato cosi su di una sorta di competizione per il possesso della Rivelazione e prosegue a p. 109: Sebbene la considerazione possa apparire bana le, la differenza essenziale tra un monologo e un dialogo risiede tutta nel fatto che nel secondo caso si ascolta e si risponde a ciò che dice l'altro [...] In questo senso, il dialogo interreligioso, e quindi anche quello tra musulmani e cristiani, è appena cominciato
Questa fu una caratteristica duratura delle due tradizioni. Clr, per la Grecia, G.E.R. Lloyd, Methads and Problems in Greek Saima, Cambridge University Press, Cambridge 1991, p. 102: La ricorrente prontezza dei primi filosofi greci (come di quelli più tardi) nell'approvare solutioni radicalie radicalmente controintuitive guidati da argomentazioni e invero un aspetto caratteristico di ciò che i Greci stessi intendevano per razionalità. Per l'India, si vedano l'esempio di Vasulandhu discusso più avanti e altri esempi riportati in J. Bronkhorst, Langagerialité sur un episode de la penste indienna Brepols, Turnhout 1999.
Occorre notare che stiamo qui considerando una tradizione di indagine razionale, ossia un fatto sociale, capace di esercitare un'influenza decisiva su un pensiero individuale, ossia su un fatto psicologico. Cfr. R. Horton, Patterns of thought in Africa and the West. Essays on magic religion and som
Cambridge University Press, Cambridge 1993.p. 330In origine l'uomo ...) è tutto fuorche spontaneamente autocritico. Fin quando è possibile, egli si attiene al suo quadro concettuale stabilito, accada quel che accada. Se decide di criticarlo da se, di solito lo fa unicamente anticipando gli assal ti critici di altri pensatori legati a quadri concettuali rivali. In (uno scenario di consenso, per definizione, questi altri sono assenti.
Cfr. i recentissimi studi di B.-A. Scharfstein, The Three Philosophacal Traditions, in E. Franco, K. Preisendanz (a cura di). Beyond Orientalist Work of Wilhelm Halbfast and its wpad on Indian and Cross-Cultural Studies, Rodopi, Amsterdam-Atlanta 1997. pp. 235-295: Id., A Comparati History or World Philosophy, From the bani bads to Kant, State University of New York Press. Albany 1998, cap. 1. Per i riferimenti alla letteratura precedente, si veda W. Halblass, Research and Reflection: Response