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JOHANNES BRONKHORST
Perché esiste la filosofia in India?*
Molti indologi si sentono in dovere di provare l'esistenza di una filosofia ra. zionale indiana, preoccupati dal fatto che la maggioranza degli occidentali mo derni-filosofi compresi- non si aspetta di trovare qualcosa del genere nell'India antica: l'India è una terra di spiritualità e saggezza, ma non di analisi rigorosa e autentico dibattito, come insegna un sapere comune che risale a prima dell'inizio della nostra epoca e che è improbabile svanisca da qui a poco tempo.
Questo presunto sapere comune, come sanno gli indologi, è in errore: l'India ha avuto una lunga tradizione di dibattito razionale, collegato a tentativi sistematici di dare un senso al mondo e alla collocazione che ivi abbiamo. Per lungo tempo differenti sistemi filosofici sono coesistiti l'uno fianco dell'altro e, per gran parte di questo tempo, i sostenitori di ciascun sistema hanno fatto grandi sforzi per mostrare che solo il proprio era giusto, mentre quelli degli altri erano sbagliati o incoerenti. Nello svolgimento di questo dibattito molti pensatori hanno tentato di migliorare i loro sistemi, riuscendo a renderli più raffinati e maturi; contemporaneamente si è diffusa l'attenzione per l'arte del dibattito e della dimostrazione, e la logica ha avuto un lungo sviluppo, del quale gli studiosi sono ancora oggi impegnati a districare i particolari.
Questa è una versione riveduta della conferenza presentata alla Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences ad Amsterdam, nel novembre 1998, poi pubblicata nel 1999 (J. Bronkhorst, Why
there philosophy in India, Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences, Amsterdam 1999). Nello scrivere, e poi migliorare, questo testo ho tratto profitto dalle discussioni con vari studios, tra i quali vorrei menzionare in particolare Richard Gombrich, Geoffrey Lloyd, Sara McClintock, Ada Neschke, Frits Staal. Da altri studioni - In cui Tilmann Vettere Hans Bakker-ho ricevuto risposte che mi sono tornate utili dopo la presentazione della conferenza alla Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences. Una conda prestazione alla Stanford University nel marzo 1999 ha suscitato un acceso dibattito, in cui specialmente Bernard Faure, Allan Graparde Carl Bielefeldt hanno fatto osservazio ni interesanti. La discussioni nel corso del workshop Rationality in Asia' (Leida. 4-5 giugno 1999) mi hanno poi permesso di apportare ulteriori miglioramenti. Non d urebbe bisogno di specificare che io solo sono responsabile delle opinioni qui espreme. (NAC Si ringrazia la direzione della divisione editoriale della Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences per l'autorizzazione concessa).
Le discussioni del webshop Rationality in Asia' mi hanno convinto dell'importanza di una caratteristica della discussione razionale: quella per cui i pensatori si sentono obbligati a migliorare i loro sistemi sotto l'influsso delle critiche ricevute. Esempi di critiche e disaccordi si possono trova re in molte culture, ma il cambiamento di un sistema sulla spinta di tali critiche potrebbe essere inolto meno comune. Tali cambiamenti costituiscono comunque la dinamica della storia della filo sofia classica indiana, come si comprender successivamente. R. Collins, nel suo The Sociology of Philosofies. A global theory of intellectual change (The Belknap Press of Harvard University Press, (Cambridge-Londra 1998), interviene su questo punto osservando come sia abbondantemente pro