Book Title: Perche Esiste La Filsofia In India
Author(s): Johannes Bronkhorst
Publisher: Johannes Bronkhorst

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Page 12
________________ 152 Johannes Bronkhorst quantita di fattori geografici che potrebbero aver fermato il progresso umano, dei quali menziono solo due molto importanti: alcuni continenti non avevano animali addomesticabili, o piante che avrebbero reso possibile l'agricoltura. E concepibile che la nostra riflessione abbia portato alla luce un altro fattore. cioe la presenza di una tradizione di indagine razionale, che -per cio che ne sappiamo- sarebbe potuta non sorgere, ma senza la quale il progresso umano fino al nostro stato attuale potrebbe non aver mai avuto luogo po Ponendo questo quesito, cerco di restituire allo studio accademico della filosofia indiana una dimensione che gli appartiene, ma che non e abba nota: questo campo non e semplicemente un divertimento per pochi specialisti, senza molta rilevanza per gli altri, e non e neanche vero che la sua sola giustificazione sia la possibilita di scoprire ogni tanto un'idea che potrebbe essere di interesse per i filosofi moderni; lo studio della filosofia indiana deve essere collocato tra le altre discipline e scienze che si occupano di studiare la storia umana, cioe il nostro retaggio,68 dalle origini animali a un futuro incerto.69 In questa storia, l'oggetto e le modalita del pensiero umano sono di importanza cruciale, perche hanno avuto un impatto colossale. Una volta ricevuta la sua giusta collocazione, lo studio della filosofia indiana, come ho cercato di dimostrare, dara origine a questioni interessanti ma anche scomode. (Traduzione di Francesco Cirri) cita innata di cogliere per astrazione le qualita essenziali dell'universo; 3. la <<efficacia irragionevole>> della matematica nelle scienze naturali. Questa enumerazione lascia poco spazio per i fattori, forse numerosi, che potrebbero aver impedito l'accadere della rivoluzione scientifica. Tra questi e di particolare interesse la Morte Nera del XIV secolo. "(La peste] ruppe la stretta malthusiana che era stata creata dall'incremento della popolazione nel medioevo e che avrebbe potuto impedire il suo ulteriore incremento in forme differenti. Essa garanti che nelle generazioni successive al 1348 l'Europa non avrebbe semplicemente perpetuato il modello di societa e di cultura del tredicesimo secolo. Garanti anche che il medioevo sarebbe stato la fase intermedia e non quella finale dello sviluppo occidentale>>. (D. Herlihy, The Black Death and the Transformation of the West, cura e introduzione di S.K. Cohn jr., Harvard University Press, Cambridge (MA)- Londra 1997, p. 38). Ancora: <<l'Europa intorno al 1300 era presa in una stretta malthusiana, in una situazione demografica ed economica che paralizzava la sua capacita di migliorare i modi in cui si producevano i beni. Quel sistema, segnato da una saturazione nell'uso delle risorse e da uscite stagnanti, avrebbero potuto persistere indefinitamente. La peste ruppe la strella e permise agli europei di ricostruire i loro sistemi demografici ed economici in modi che avrebbero permesso un maggiore sviluppo>>. (ivi, p. 81). 67 La natura innaturale della scienza moderna e stata messa in evidenza in diverse pubblicazioni recenti: cfr. ad es. A. Cromer, Uncommon Sense: The heretical nature of science, Oxford University Press, New York-Oxford 1993; L. Wolpert, The Unnatural Nature of Science, Faber and Faber, LondraBoston 1992. E nondimeno dato spesso per acquisito che la scienza sia il prodotto necessario e prevedibile delle societa che hanno raggiunto un certo livello di complessita. I seguenti titoli e sottotitoli di libri indologici sono interessanti e stimolanti sotto questo aspetto: Vorwissenschafiliche Wissenschaft, che e il sottotitolo di Die Weltanschauung der Brahmana-Texte di H. Oldenberg (1919), Ein Beitrag zur Entstehungsgeschichte von Wissenschaft, sottotitolo di Beweisfahren in der vedischen Sakralgeometrie di A. Michaels (1978), The fidelity of Oral Tradition and tlu Origins of Science di F. Staal (1986). 68 J.F. Billeter, Memoire sur les etudes chinoises a Geneve rt ailleurs, Libraire du Rameau d'Or, Ginevra 1998, p. 77) argomenta, analogamente, a favore di un cambiamento di prospettiva che ronderebbe la storia cinese parte del nostro relaggio, ossia di quello universale del genere umano. 69 Questa incertezza avvolge anche il futuro della scienza, che e stato argomentato potrebbe essere vicina ai suoi limiti, cfr. J. Horgan, The End of Science. Facing the limits of knowledge in the twilight of the scientific age, Abacus, Londra 1996. Cfr., per un'opinione opposta, J. Maddox. What Remains to Be Discovered. Mapping the secrets of the universe, the origins of life, and the future of the human race. The Free Press, New York 1998.

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