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Johannes Bronkhorst
Perche esiste la filosofia in India?
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non sopravvisse a lungo: il suo destino fu soprattutto quello di una scienza segre ta, trasmessa nei circoli buddhisti e largamente ignorata da tutti coloro che non ne facevano parte. Un migliaio di anni dopo, quando l'astronomia matematica occidentale fu introdotta in Cina e accettata per decisione imperiale, i suoi prin cipali proponenti cinesi argomentarono che in tempi arcaici essa aveva avuto oriIrinc in Cina per prendere solo in seguito la via dell'Occidente, in modo da non far credere che il suo studio comportasse un rifiuto della tradizione."
Il confronto con la Cina è interessante ed è utile sotto molti punti di vista, soprattutto mostra che l'assenza di una tradizione di indagine razionale non ha assolutamente nulla a che vedere con la stupidità o l'arretratezza: la Cina, come sappiamo ora grazie a Science and Civilisation in China di Joseph Needham, du
rante il corso della sua storia ha fatto un gran numero di importanti scoperte nel campo della tecnologia, anzi era forse il paese tecnologicamente più avanzato della terra all'alba della rivoluzione scientifica europea. In altre parole: non avere una tradizione di indagine razionale non significa affatto non essere capaci di pensare in modo intelligente.
Sembra allora possibile che si siano date due e solo due tradizioni indipendenti di dibattito e indagine razionali (nel senso indicato sopra) nella storia del l'umanità, due tradizioni collegate, nelle loro più antiche forme accessibili, rispettivamente alla Grecia e all'India. Una tale tradizione, una volta effettivamente fondata, acquisisce un impulso proprio, che può assicurare la sua continuazione anche in circostanze non ideali. Il pensiero greco ha successivamente influenzato il mondo ellenistico ei suoi eredi, in primo luogo l'Europa occidentale e il mondo islâmico, portando con sé la tradizione greca di indagine razionale, benché spesso in forma annacquata." Il pensiero indiano, specialmente nelle sue forme buddhiste, si è diffuso a est, e la sua tradizione di indagine razionale, anche se non è riuscita a gettare basi durature in Cina, ha lasciato le sue tracce nella tradizione di dibattito tibetana. La possibilità che si siano date due e solo due tradizioni indipendenti di indagine razionale dà alla domanda per che esiste la filosofia in India?' (ammesso che la filosofia indiana, o parte di essa, sia espressione di una tradizione di indagine razionale) un interesse che oltrepassa i confini dell'indologia. Se questo tipo di filosofia è dunque tanto eccezionale, non nascendo automaticamente ogniqualvolta, soddisfaite le esigenze primarie, gli uomini possano distogliere lo sguardo dalle loro mere occupazioni quotidiane, come e perché è nata in India e in nessun'altra civiltà eccetto l'antica Grecia? La domanda diventa ancor più interessante se consideriamo la tesi, plausibile, che il dibattito razionale (inclusa la critica) e il correlato bisogno di sviluppare sistemi di pensiero razionali e coerenti, fosse (e sia ancora) un elemento essenziale (benché solo uno tra molti) nella formazione della scienza
Cambridge University Press 1998, p. 268, secondo cui nella Cina antica allragionamento consisteva per lo pid in appelli
a mpi storici e all'autorità tradizionale, l'esatto opposto di ciò che conside riamo indagine razionale.
CrU. Frankenhauer, Die Einführung der buddhistischen Lapt in China, Harrassowitz, Wiesbaden 1996, specialmente pp. 19; as, Harbameier amerisce, na dubbio correttamente, che la logica buddhista in India ebbe le sue radici sociali nella pratica diffusa del dibattito filosofico pubblico, mentre questa pratica sociale in Cina non si radico malo (Harbameier, language and Legis dit. p. 361). Harbameier inoltre riferisce di aver compiuto, con la collaborazione di variancristi, uno studio.com parative sulle versioni anscrita e cinese del prevede, arrivando a questa notevole conclusione: la traduzione cinese di Hilan-Tsang non solo è in molti loghi un miglioramento delloriginale sancti to, ma è emerso con mia grande sorpresche generalmente e anche piu facile da leggere (wi. 402). Tutto cio suggerisce che non ci siano ragioni per attribuire alla lingua la responsabilità del ruolo relativamente minore assunto dalla logica in Cina. Verso la fine del libro di Hartameier troviamo le seguenti riflessioni riguardo la logica buddhista cinese (yin ming: Si può discutere sul perché questo notevole fiorire logico in Cina sia poi rimasto cos marginale rispetto alla globalità della tradizione intellettuale cinese. Da queste sommarie considerazioni riemergono ovvie quanto eterne domande: perché la logica buddhista non fece presa sui buddhisti cinesi, per non parlare di pensatori cinesi appartenenti ad altre tradizioni? Perché non troviamo la presenta prolungata di una significativa No tocultura intellettuale che coltivi le tradizioni della gin e della logica mohista a riguardo? Perché nessuno voleva leggere la letteratura in Perché coloro che la lessero in tempi successivi ebbero la tendenza a fraintender la? Perché la pratica dello yen ming declind mentre la logica aristotelica fu ripresa e si evole fino a divenire una disciplina centrale nel curriculum educativo europeo? Tal que stioni appartengono propriamente all'antropologia della logica, poiché riguardano le condizioni so ciali e culturali che possono o meno favorire il successo culturale e sociale della pratica intellettuale della scienza logicam ,p.414), possibile annoverare una tradizione di indagine rationale tra le com dizioni sociali e culturali in grado di favorire questo succes culturale e sociale della logica?
N. Sivin, Why the Saimtific Revolution D No Take place in China-OrDida?, in-Chinese Sciences, 3 (198a). pp. 45-66, ris. In E Mendelsohn, Transformation and Tradition in the Srima Cambridge University Press, 1984. pp. 531-554. specialmente pp. 546 : Jami, L'histoire des
walique par les lettres chis XVI XVIIIe des tradition chinoise contribution propis, in Clami, H. Delahaye. La Chisinimados imtis reli quias aux Xvid XVIIIe sida. Ada du Calle de la Fonda Hure z acabre 1991. College de France, Institut des Hautes Etudes Chinoises 1993. pp. 147-167, P.M. Engelfriet, Edd in China. Thesis of the first Chinese translation of Euclid's Elments Books VI (file yan ; Beijing 1607) and its reception up to 1723. Brill, Leida 1998, p. 428. dubbio e Waley Cohen sia nel giusto quando afferma: Per sollecitare l'attenzione verso la nuova conoscenza, eminenti sudiosi crearono un mito secondo cui la mate matica occidentale si sarebbe evoluta a partire da antiche idee cinesi. Questo stratagemma non nasceva da uno sciovinismo culturale, ma dal desiderio di assicurare l'accettarione dei metodi sera nieri buoni per la Cina con il marchio dell'antichita la dichiarazione secondo cui la scienza occi dentale aveva un'origine cinese da un lato conferi legittimità alpereraniero, dall'altro fece con fluire lo studio della matematica e dellawronomia nel movimento solastico di ritorno al confucianesimo originale ( Wale-Cohen. T riant i . Global currents in Chinese history. W.W. Norton, New York-Londra 1999, p. 10). Agli inizi del XX sec., in Cina il rinnovo l'interesse per la logica buddhista (y mind: la principale ragione di ciò fu forse il desiderio ben radicato di un dentità logica e metodologica prettamente orientale. Lo V indere origine a un modo di essere scientificici nel metodo c profondamente spirituali nelle intenzioni restando cinese-o in ogni caso orientale nell'atteggiamento di fondo (Harbsmeier, language and Lapis cit. p. 367).
In proposito, sono degne di un certo interesse le impressionanti spedizioni marittime che portarono i cinesi in molti paesi asiatici, e perfino in Africa, ottant'anni prima di Vasco de Gama; cfr. L. Levathes, When China Ruiled the Seas, Simon & Schuster, New York 1994, D.S. Landes, The Wealth and Party of Nations, cit. pp. 93-98. In quest'ultimo libro, Landes, alle pp. 45 ss, richiama l'attenzione del lettore sul fatto che molte delle inventioni cinesi rimasero confinate alla corte imperiale ed ebbero scarso impatto sulla società nel suo complesso. Egli parla inoltre del mistero del fallimento della Cina nel riconoscere il proprio potenziale (ivi, p. ss , dove ricorda anche alcune delle spiegazioni che sono state proposte) e si chiede perché ci sia stata una susseguente ritirata e perdita dopo un'eccezionale creatività e precocidhe (ii, . 39). Riguardo alle vrienze naturali, TË Huff Gin T Rio Farh Made Simer en China, and in Cambridge University Press, Cambridge 1992. p. 48. ir. iv, pp. 227 ) va che dall'ottavo secolo alla fine del quattordicesimo, la scienza araba fu probabilmente la più avanzata del mondo, e superó largamente quelle dell'Occidente e della Cina
"Resta aperta la questione, se le scienze indiane abbiano preso parte, con loro giovamento, a questa tradizione di dibattito e indagine razionali. Chr. Collins, The Sociology of Milosophies, cit. p. ss1:
I matematici, gli astronomiei medici si organizzavano in gruppi familiari e corporationi, pertanto non presero mai parte alla prolungata argomentazione costruita dalle reti di filosofi. Esistevano in India reti pubbliche di argomentazione, le cuiliarioni filosofiche raggiunsero alti livelli di sviluppo astrat Solo che la matematica e la scienza erano accate da questo avantamento Cir. anche Bronkhorst, Panini and Endre
o r, in Journal of Indian Philosophy, 29 (2001). pp. 43-80
Sul passagio del pensiero greco nella cultura ara veda D. Gutas, Grand Thew , Arabe Care Tir Grec Arabic translation
in B ad Atsidad and / win. Routledge & Kegan Paul, Londra New York 1998 le coquine arabe, come Galassottolineativi. p. 19). unirono aree e persone che per un millennio erano state soggette allellenicane, fin dal tempo di Alessandro Magno.