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Johannes Bronkhorst
Perché esiste la filosofia in India?
po, una religione in cerca di proseliti, che non avrebbe evitato il contatto con persone aderenti ad altri credi o tradizioni. L'apertura ad altre tradizioni sem bra confermata dalla forte influenza ellenistica riscontrabile nell'arte buddhista del Gandhära." L'influenza ellenistica si fece sentire anche in altre aree della cultura, benché probabilmente più tardi. I greci, allora, ebbero discussioni con i buddhisti? Viene la tentazione di pensare che ciò sia accaduto e che la tradizione greca di dibattito razionale abbia obbligato i buddhisti a rivedere le loro posizioni. Come abbiamo già visto, i testi sarvāstivada del periodo e di questa regione mostrano che le loro posizioni erano davvero soggette a una revisione generale, ma c'è qualche prova a supporto dell'idea che la tradizione greca di dibattito possa aver avuto un ruolo in questo processor
Alcune prove esistono: ad esempio è stato conservato un testo buddhista che pretende di riferire una discussione tra un monaco buddhista e il re indogreco Menandro; ora, si è giustamente osservato che c'è poco di greco in questo testo, a parte il nome del re, ma già l'esistenza del testo -Le domande del Re Milinda (Milindapanha in pali), conservato in pali e in traduzione cinese-45 ci consente di concludere che i greci e i buddhisti discutevano di problemi religiosi e simili, o come minimo che i buddhisti di quella regione ricordavano che i greci avevano partecito a dibattiti. Non sarebbe ardito concludere che i greci
potrebbero aver esercitato un influsso sui buddhisti della corrente sarvästivada, semplicemente coinvolgendoli in dibattiti, e questa conclusione troverebbe conferma nella conversione di un certo numero di greci al buddhismo, che pare sia realmente avvenuta.
Vorrei ripetere qui che nessuno ha mai dimostrato la comparsa di idee greche nel pensiero buddhista della sarvstiudda, né invero in alcuna altra scuola filosofica indiana, ma qui non stiamo esaminando le idee, bensii modi in cui le persone operano con le idee, e la mia proposta è che i buddhisti dell'India nordoccidentale abbiano ripreso il metodo del dibattito e dell'indagine razionale dai greci, adottando il metodo e congiuntamente la disponibilità (o l'obbligo) a usarlo in aree che erano territorio esclusivo della tradizione e della religione. senza importare altri clementi greci nel dominio della filosofia. Il metodo da solo, in ogni caso, era capace di intaccare profondamente le loro idee: li obbligo a ripensare il loro retaggio intellettuale e religioso, a organizzarlo in modo tale da renderlo più coerente e più resistente all'interrogazione critica degli estranei.
Una volta fondata, la tradizione dell'indagine razionale sembrava capace di continuare da sola e perfino di espandersi in tutta l'India, indipendentemente dall'attività dei greci e anche dopo la loro scomparsa dall'India nord-occidentale. Sappiamo da fonti successive che spesso i re nell'India classica organiz
nota 29 B.N. Mukherjee arriva al 46 d., cfr. Dani, The Historic City Tunila, cit., p. 69), si potrebbe essere tentati di concludere che a quel tempo nell'India nord-occidentale ci fosse ancora inte resse per la filosofia ellenistica. Ahmad Hasan Dani parla della preferenza per i modelli ellenistici che ebbe l'élite governante (di Taxila) durante questo periodo. Comunque dal lato spirituale, e il buddhismo che ha dominato (ivi, p. 70).
C. Lamotte, Histoire du bouddhism indicii, cit., pp. 469-487, dove sono discusse anche altre forme di influenza greca sul buddhismo. Cfr. anche L. Nehru, Origins of the Gandhiran S, Oxford University Press, Delhi 1989, con ulteriori riferimenti. Dobbiamo tenere a mente che l'aric buddhista sopravvissuta a Gandhara è più recente del regno ellenistico sopra menzionato cfr. G. Fauman. Norismatic and Engraphic Evidence for the Chronology of Earh Gandhamu Art, in M. Yaldiz, W. Lobo (a cura di). Instipatiry Indian Art Pr ings of a sus on the development of arby Buddhist and Hindu iconography held at the Museum of Indian Ar Berlin in May 1986, in-Veröffentlichungen des Museums für Indische Kunst, 8 (1987). pp. 67-88. Allo stesso tempo, -L'arte gandhara non può essere più considerata indoromana, non dopo le scoperte di Surkh Kotal e altri scavi a Bactria- (Karttunen, India and the Hellmistic Work cit. p. 278. con riferimenti ad altra letteratura), Cir, ancora W. Posch, Baktrin zwischen Griechen und Kuschen Untersuchungu u kulturellen und historischen Problemen Ulrig phase. Mit einen exthritischen Exkurs 2 Slip 123. Harrassowitz, Wiesbaden 1995, p. 95.
. L'influsso più notevole è stato rilevato nell'astronomia indiana cf. D. Pingree. The Yaua najitaha of Sphujidhaaja, Harvard University Press, Cambridge-Londra 1978, specialmente vol. Lp. nota 3. Forse è altrettanto importante la possibilità che gli indogreci abbiano avviato una nuova era in India: cfr. P. Dallin. Sous l e senso della storia conti cronologia e storicizione del Irmpo, in Rivista di Studi Orientali, vol. 61, 1-4 (1987). pp. 1-71, in part. pp. 559.; Karttunen, India and il Hellenistic World, cit. p. 296. Cfr. anche Z.P.Thundy, Buddha and Christ: Nativy stories and Indian traditions, Brill. Leida 1992. pp. 256-257. In un intervento nella sessione New Discovery of Early Buddhist Manuscripts' della Xull conferenza della International Association of Buddhist Studies (agosto 1999. Louannal. lens-Uwe Hartmann ha sottolineato che dei testi buddhistiscritti in alfabeto greco sono stati trovati in Afghanistan.
W. Halbfass, ludia and Europe. A may in understanding State University of New York Press, Albany 1988, p. 19. L'originale delle due traduzioni cinesi conservate di questo testo presentava pro habilmente le dottrine sarvistawia dr. Lamotte, Histoire du bouddhisme indieri, cit. p. 465. P. Demiéville, les ion chinoises du Malinda piha. Vol. Lin -Bulletin de l'Ecole Française d'ExtrêmeOrient. 24 (1924). pp. 1-258, in pall. p. 74.
Sarebbe più corretto parlare di un corpus da Milinda, del quale sono state identificate varie versioni. P. Skilling osserva che questo corpus era più vario ed esteso di quanto si fosse pensato prima, e fa una lista delle versioni note. Cr. P. Skilling. A Note on King Milinda in the Aidharwahasabhagya in Journal of the Pali Text Society, 24 (1998). pp. 81-101, in part. pp. 92-93.
Da notare che l'influsso non fu esercitato dal Milindapailla stesso. Proprio al contrario, sembra che i greci abbiano esercitato un influsso diretto sul pensiero buddhista grazie a contatti discussioni, non (o non prevalentemente) attraverso i testi. Non è quindi pertinente chiedersi come mai i cinesi, che tradussero il Milindaporta nella loro lingua, non ne siano stati influenzati.
Il Mahdiamua in pali afferma che alla cerimonia di fondazione del Maha Thupa (in Anuradhapura), trentamila monaci, sotto Yona-Mahadhammarakkhita, arrivarono da Alasanda nel paese di Yona- (G.P. Malalasekera, Dictionary of Pedi Proper Names, 2 voll., Londra 1937-1938, vol. II. p. 699, s.v. yond). Alasandă si riferisce senza dubbio a una delle città chiamate Alessandria fondate da Alessandro Magno, sita nell'attuale Afghanistan (Al Khanum? Kandahar?; cfr. Karttunen, India and the Hellenistic World, cit., pp. 279, 281). Karttunen si riferisce (ivi, p. 297. cfr. Id., Yonas, Yavanas and Related Malter in Indian Epigraply, in A. Parpola, P. Koskikallio, South Asian Archanlag 1993. Proceedings of the Tanith International Confermar of the European Association of South Asian Archaeologists held in Helsinki Uniowsily 5-9 fuh 1993. Suomalainen Tiedeakatemia, Helsinki 1994. Vol. I. Pp329-336. specialmente p. 331) a un'iscrizione del 111 secolo dC nella caverna di Nagarjunakonda, che menzio na gli yauna tra le persone che si erano convertite al buckethismo. Queste c altre iscrizioni non neces sariamente si riferivano ai greci (cfr. H.P. Ray, The Winds of Chanye: Buddhism and the maritime links of early South Asia, Oxford University Press, Delhi 1994. p. 84: Id., The Yavana Prema in Ancient hidia, in
Journal of the Economic and Social History of the Orient, 31 (1988). PP. 34-325), ma Karttunen Osserva: -E [...] vero che gli Yona/Yavana potevano essere collegati con sicurezza al greci solo nelle prime iscrizioni, ma a me sembra assai probabile che in tutti i nostri casi la parola fosc riferita in qual che modo ai greci (Karuunen, Yongs, Yavanas aud Related Matter in Indian Epigraphy, cit., p. 337).
"Ciò è meno sorprendente di quanto possa sembrare. Il conformismo umano e la sua in trinseca possibilità di dar luogo a tradizioni e morle sono siati studiati dal punto di vista della biologia e della teoria del giochi da R. Boyd, P. I. Richerson. Culture and Cooperation, in II. Mansbridge la cura di), Brand Sellinieret, University of Chicago Press Chicago 1990, pp. w-132; dr. M. Ridley, The Origins of Virtu, Penguin Books, New York 1996. pp. 180-181. L'articolo di H.A. Simon, A Mechanism for Social Selection and Successful Altruism, in Science, 21 dic. 1990, pp. 1665-1668, enfatizza l'imporianza di ciò che chiama docilità umana. Si potrebbe dire anche che l'indagine razionale è diventata un meme, e come tale parte di un '
memeplesso, un cartello cooperativo di memi che si asistono reciprocamente, ciascuno dei quali fornisce un ambiente che favorisce gli altri: per una recente descrizione di questa caratterizzazione di una cultura cr. D. Dennett, Derin D o s Iden. Folution and the manings of life, Allen Lane/The Penguin Press, Londra, pp. 342-340S Blackmore, The Man Machine, Oxford University Press, Oxford 1999. Forse il fatto che la societ indiana ammettesse l'esistenza fianco a fianco di punti di vista diversi come quello brahmanico e quello buddhista può esse re interpretato nel senso che il legame sociale era relativamente debole, o-fino a un certo puntocognitivamente neutro (cfr. Munz, Our K inder of the Growth of Knowledge. cit. PP. 75. 160-161, 280 2811d.. Philosophical Darwinien, p. 171) e ci potrebe aver aiutato la tradizione di ricerca rariona