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Johannes Bronkhorst
Perché miste la filosofia in India!
dall'altro, si sarebbe tentati di andare a cercare una situazione politica simile anche nell'India antica. Sfortunatamente questa procedura promette pochi risultati: non siamo ancora affatto certi che qualcosa di simile alle città stato greche sia mai esistito nell'India antica,
Siamo qui di fronte a un problema: se le tradizioni di indagine razionale non sono il tipo di cose che appare automaticamente e inevitabilmente ogni volta che certe condizioni minimali siano soddisfatte, allora che cosa è stato responsabile della comparsa di una tale tradizione in India? Non è facile rispondere alla domanda; anche per via della scarsità di documenti sul periodo che sembra più rilevante, dobbiamo entrare in un regno di speculazioni, o tutt'al più di congetture ben fondate. Tuttavia, data l'importanza del problema, non abbiamo alternative, dobbiamo procedere.
Che cosa sappiamo della storia più antica della filosofia sistematica in India? Non molto. Delle due principali scuole dell'iniziale filosofia bramanica, smuthya e vaisesika, la prima ebbe di certo radici in un periodo presistematico. La scuola classica del smkyaconservò le tracce di quella fase precedente ed ebbe mag. giori difficoltà a migliorare il sistema, per renderlo abbastanza coerente e resi
Vasubandhu, un altro dei maggiori pensatori indiani di poco più antico di Prasastapäda, apparteneva a una corrente di pensiero del tutto diversa, il buddhismo, e la sua filosofia differiva sotto molti aspetti da quella di Prasastapada. Ma anche Vasubandhu era perplesso a causa dello stesso problema del meccanismo della retribuzione karmica e anche la sua soluzione era radicale, seppur molto diversa da quella di Prasastapada. L'aspetto più sconcertante della retribuzione karmica è che i residui delle azioni sono in qualche modo conservati nella mente, per avere poi, al tempo debito, un effetto sul mondo materiale: Vasubandhu evitò questa difficoltà affermando che essi non hanno effetti materiali: le azioni, i loro residui ei risultati sono alla fine meri eventi mentali. Questa soluzione implica, ovviamente, una opzione idealistica, come unico modo di rendere intelligibile la retribuzione karmica.
Alcuni studiosi sostengono che l'idealismo sia entrato nel pensiero buddhista in seguito a esperienze di meditazione. L'idealismo aveva già trovato sostenitori da un bel po' di tempo, prima che Vasubandhu vi si convertisse. Tuttavia non sono a conoscenza di alcun indizio che il passaggio di Vasubandhu all'idealismo sia stato dovuto all'esperienza meditativa. Proprio al contrario, come abbiamo visto, egli ha accettato l'idealismo per rendere intelligibile la retribuzione karmica, quindi in base a una riflessione critica. Gli argomenti che sono stati addotti per mostrare che i primi idealisti del buddhismo, i predecessori di Vasubandhu, avevano basato le loro convinzioni sull'esperienza meditativa, non sono affatto inattaccabili: i testi rilevanti non sono privi di ambiguità sotto questo aspetto, ma sono compatibili con l'opinione che già i primi buddhisti idealisti fossero arrivati alla loro posizione al fine di rendere possibile una migliore comprensione della retribuzionc karmica. Il punto in discussione non può essere sviluppato qui, ma è stato affrontato in un mio studio separato
Sia Prasastapada sia Vasubandhu presero decisioni radicali foriere di pesanti conseguenze per l'ulteriore sviluppo del pensiero indiano dal momento che non videro altri modi per dar conto di un dogma da loro accolto come certo: il dogma della retribuzione karmica. Gli sviluppi che avviarono o proseguirono, potrebbe ro inizialmente non sembrarci tipici del pensiero razionale, ma un attento esame delle loro parole e dell'ambiente intellettuale circostante rivela che lo furono, in quanto risposta alla sfida che i due pensatori si erano trovati ad affrontare.
Questi esempi mostrano fino a che punto la tradizione indiana di indagine razionale ha avuto a che fare con problemi propri, arrivando a soluzioni che si sono allontanate, a volte profondamente, dalle tesi comuni della cultura occidentale. Per quest'ultima ragione è giustificato parlare di una tradizione indiana indipendente dalle filosofie che si svilupparono nell'antica Grecia e nelle parti del mondo influenzate dai greci.
Giungo ora alla questione centrale di questo scritto: come e perché la filosofia-vale a dire la filosofia sistematica- ha avuto origine in India? Avendo notato il collegamento tra l'improvviso sorgere di una tradizione di indagine razionale nella Grecia antica da un lato, e la concomitante situazione politica
Vijay Kumar Thakur allerma non sappiamo con certezza e In India siano esistite delle citta commerciali sul modello ateniese. E possibile che alcune città del Panjab, che i greci chiamavano città indipendent, fossero città commerciali di quel tipo, collocate sulle vie che portavano dall'India attraverso il Panjab fino all'Iran. Ciò significherebbe che esse avevano un tipo completamente diverso di macchina amministrativa (rispetto ad altre città in India). Anche se non abbiamo dettagli sull'amministrazione di queste cit, possiamo presimere che il loro sistema amministrativo, in quakhe modo coincidesse con l'amministrazione delle grandi oligarchie tribali. L'amministrazione cittadina, per sua natura basata sull'oligarchia, potrebbe aver amministrato gli affari della città attraverso la discussio ne (Id., Urbanisation in Ancit India, Abhinas Publications, Delhi 1981, p. 250). Sulle città indipendenti qui menzionate de inoltre G.M. Bongard-Levin, A Complex Study of Ancient India: Audi-disap mery proud, Ajanca Publications Delhi 1986, pp. 67. Thakur continua Fino al periodo Maurya, le corporazioni erano interessate solamente alle loro attività economiche ed esercitavano una certa autorità sui loro membi. La situazione, tuttavia, cambiò nelle epoche post-Maurya, quando si ebbe uno wiluppo molto importante e abbastanza innovativo, nella forma di governot l'emergenza di governi qua autonomi in almeno una dozzina di cita dell'India del nord, ne condo e nel primo secolo aC L'amministrazione di queste città era evidentemente nelle mani delle corporationi, e le corporazioni dei commercianti emisero monete di rame, cosa che era ordinariamente prerogativa dal potere di governo, essendo la moneta un'importante insegna di Wranka. Almeno in cinque moncie pre indogreche, il termine Nigru e chiaramente menzionato quattro di esse portano i nomi di quartieri dif lerenti di Taxila. Anche un'altra moneta trovata a Taxila riporta il termine pandinigi (sic). [-] Una pratica in qualche modo simile sembra essersi allermata anche a Kaulimbi, poiché è definita
su una delle sue monete. Monete della corporazione dei dia termine che letteralmente significherebbe profumieri, ma in realtà denotava mercanti generici, sono state trovate anche nella regione intorno a Kaumbili.... Tali monete che rappresentavano certe città non furono più presenti a partire dalla seconda metà del primo secolo dC Co probabilmente indica che con lo stabilirsi dei vegni Satavahana e Kusna nei primi due secoli dell'era cristiana, queste cu persero il loro carattere autonomo ... (Thakur, Urbanisation in Ancient ludis, cit., pp. 290-asa). Cr. sul ruolo degli aromie dei profumi nei primi commerciR.A. Donkin, Dragon Brmin Perfum. An istorical praply of ter Brill, Leida 1999, cap. 1, in part. pp 19.-16. A.H. Dani, The Historic Caly of Tamil Centre for East Asian Cultural Sudies, Tokio 1986, PP. 58 , esprime delle riserve riguardo a questa interpretazione del wawa (che riale fino a D.R. Bhandarkar); cfr. inoltre R Thapar. In die Farby hun, Oxford University Press, Delhi 1992, p. 96; D.K. Chakrabarti, Paul Mawryan Sin/Mainland Soul Ain (BC 18/AD20), in FR. Allchin, The Archery of Earty Histerir South Asia. The
E u rofilin and states. Will wributions from Georg Erdowy RAE Comingham, D.K. Gurberti and Bridge Albin, Cambridge University Press, Cambridge 1995. p. 3u; H. Prabha Ray. The Wind Ch u lin and the man w links of South Am, Oxford University Press, Delhi 1994. pp. 20. 19. Ray serva che le prove munismatiche suggeriscono che dopo la caduta dei Maurya diverse città abbiano acquisito potere er Cinem monete, battute in proprio. (Id., Monastery and will. Com e Stand Oxford University Press, Delhi, 1986, p. 49), e menciona in particolare Mahismail, Tripuri e Tagara o Ter.
Cir. L. Schmithausen, Spirituelle Praxis and Philosophische Theorie in Buddhism in Zeit schrift for Mission wissenschaft und Religionwissenschaft. 51 (1973). Pp. 161-186; ld. On the Profile of the Relation of Spiritual Practice and Philosophical Theory in Buddhism, in Cultural Department of the Emtawy die Federal Republic of Germany (a cura di), German Scholars in India. Contributions to Indian Studies, vol. II, Motilal Banarsidass, Delhi 1976. pp. 195-250.
"Ch. Bronkhorn, Karmend Tholey, cit., para