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Premessa
Attualmente il Jainismo conta, in totale, circa dieci milioni di aderenti, la maggior parte in India, ma anche numerosi negli Stati Uniti, dove le comunità sono in aumento. Non essendovi intermediari, regole formali, cerimoniali o sacramenti, ma solo il precetto aureo della non-violenza, ogni singolo devoto o gruppo sceglie la propria strada in conformità alle proprie caratteristiche ed esigenze.
Chiunque può diventare un Jaina, ma non senza quel radicale cambiamento di natura che l'adesione al comandamento dell'ahiṁsā comporta.
Nel 79 a.C. avvenne la separazione tra le due principali scuole all'interno del Jainismo: i Digambāra e gli Śvetambāra o Saddhi.
I Digambāra sono gli asceti «vestiti di cielo», che hanno rinunciato completamente al mondo materiale: vivono assorti nella contemplazione cosmica e non possiedono più nulla, né casa, né famiglia, né lavoro, e neppure la ciotola e l'abito; essi hanno unicamente la scopa per spazzare il terreno prima di camminare, coricarsi e sedersi, per non nuocere alle piccole creature, e la pezzuola sulla bocca per non uccidere i batteri dell'aria. Questi asceti vivono del cibo offerto in elemosina, che ricevono nel palmo della mano, digiunano, non parlano, stanno ritirati in grotte o nei boschi, soprattutto da quando i Musulmani e gli inglesi bandirono la nudità. I Digambāra divengono spesso oggetto di scherno per gli occidentali, poiché, a un giudizio superficiale, rappresentano una totale perdita di contatto con la realtà.
Gli Svetambāra sono i monaci vestiti di un abito bianco; essi possiedono una ciotola per elemosinare il cibo e l'acqua, la scopa, un bastone ben stagionato (affinché non rinchiuda più alcun principio di vita) il quale serve, per esempio, a rimuovere i serpenti dal proprio cammino, e la pezzuola per coprirsi la bocca. Sono indifferentemente uomini e donne, con una grande maggioranza di queste ultime.
Digambāra e Svetambāra, oltre a non cibarsi di animali di terra, d'acqua e di volatili, non si cibano di tutti quegli alimenti che contengono principi di vita, come bulbi e semi: cipolle, patate, germogli, melograni, carote, ma anche pane lievitato, cibi fermentati e miele (perché prodotto mettendo in pericolo la vita delle api). Monaci e asceti bevono l'acqua entro quarantacinque minuti, se è stata filtrata, ed entro ventiquattr'ore, se è stata bollita,
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