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Premessa
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quando non provoca violenza, così come la vigilanza è sempre pura, anche se, per una circostanza imponderabile, dovesse causare involontariamente violenza.
L'anima (jīva) è dotata di percezione e conoscenza: tramite la conoscenza degli oggetti esterni accresce la conoscenza di se stessa. Tutte le anime sono potenzialmente divine; nessuna è superiore o inferiore a un'altra; tutte sono potenzialmente onniscienti e sante; la santità non può arrivare o essere impartita dal di fuori: è già dentro ciascuno, ed è lì che deve essere ricercata, coltivata e perfezionata.
L'individuo ritorna a fondersi con l'Uno, con l'Assoluto, con il nucleo eterno dell'energia vitale, e si libera dalla sofferenza delle rinascite soltanto dopo essersi completamente liberato dagli attaccamenti, attraverso le meditazioni, le austerità, l'autopurificazione, l'ascetismo e la stretta osservanza del comandamento dell'ahirsā, la non-violenza nei confronti di tutte le creature: questa è la «via della liberazione».
La devozione jaina è caratterizzata dall'essere fine a se stessa: qui non è pensabile una preghiera volta a richiedere grazie, miracoli, miglioramenti materiali o spirituali. Il culto dei ventiquattro saggi «costruttori del ponte» è finalizzato unicamente all'adorazione stessa. Il progresso spirituale dipende dall'impegno personale di ciascun individuo e non può essere ottenuto per l'intercessione dei saggi, i quali vivono nel loro splendore e non possono essere disturbati dalle umane sollecitazioni. Il loro compito è puramente quello di indicare la giusta «via della liberazione».
I Jaina contrastano le superstizioni che popolano l’India e tutti quei riti tradizionali praticati dai fedeli di altre religioni i quali ritengono che dall'esecuzione formale di quelle pratiche possa derivare un qualche giovamento della loro esistenza.
Nei magnifici templi jaina non c'è separazione e non si respira aria di fanatismo o di espiazione: non essendovi imposizioni particolari relativamente alla pratica del culto (che può avvenire anche all'interno delle proprie case), uomini, donne e bambini vi si riuniscono insieme per danzare, meditare, bruciare incenso, pulire e ornare con oli profumati e petali di fiori le meravigliose statue dei ventiquattro Tīrthankara. Nei templi vi è un grande ecumenismo simbolico così che vi si possono trovare statue di divinità delle diverse religioni dell'India.
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