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Premessa
licità. Questa strada è già segnata dentro il cuore di ciascuno; è necessario soltanto imparare a riconoscerla e a percorrerla, attraverso una serie di tecniche per l'ottenimento della padronanza della dimensione interiore: grazie alle meditazioni (arhum yoga), l'io individuale è guidato a fondersi con l'Io universale.
Il principale mantra jainista è il Namokaar Mantra la cui traduzione corrisponde ai versetti 1 e 2 del Saman Suttaṁ:
Namo arahantānam, Namo siddhānam, Namo ayariyāṇam, Ṇamo uvajjhāyānam, Namo loe savvasahūņam, Eso pancaṇamokkāro, savvapāvappaṇāsano, Mangalāņam ca savvesim, paḍhamam havai mangalam.
Il termine Jina significa «vincitore spirituale» e designa colui che ha vinto sulle cose terrene: attaccamenti, passioni, collera, paure, egoismo, odio, malignità, crudeltà, indifferenza, avidità...
I Jaina ritengono che, per percorrere la strada della liberazione, sia indispensabile mangiare un cibo puro e vegetariano, poiché cibandosi dei corpi degli animali l'anima viene coinvolta inevitabilmente nelle uccisioni, nella disperazione e nel dolore.
Presso i templi e le comunità jaina, gli animali non devono temere per la propria incolumità; i Jaina organizzano alloggi per animali vecchi o feriti e sono soliti acquistare animali dai macelli per dare loro salvezza e ricovero.
All'interno dell'universo, è detto, vi sono infinite vite e ogni vita è dotata di un'anima eterna: non solo le piante e gli animali, ma anche la terra, il vento, la rugiada...
Il Jainismo insegna la riverenza verso ogni forma di vita, il vegetarismo, la non-violenza, la ricerca del miglioramento spirituale individuale, l'opposizione a ogni guerra: insegna a riconoscere in ogni creatura il proprio sé.
L'obiettivo del Jaina è l'ottenimento di un'anima perfetta: l'anima perfetta possiede pura conoscenza, perfetta comprensione, potere personale e onniscienza; essa potrà liberarsi dai karma accumulati nelle precedenti esistenze e porre fine al ciclo trasmigratorio di morti e rinascite.
Grandissima importanza viene data all'intenzione, all'attenzione e alla vigilanza: la regola d'oro dell'ahimsa deve essere applicata a trecentosessanta gradi e in ogni momento della propria esistenza; è necessario essere sempre attenti a non recare danno alle altre vite, poiché la disattenzione è sempre colpevole, anche
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