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Premessa
anni, scelse di abbandonare quella direzione per cercare la «via di mezzo».
L'universo jainista è molto ricco e composito: la dottrina è codificata nei minimi particolari, e ampio spazio viene dato alla logica sul piano cognitivo; la conoscenza è descritta sempre nei dettagli: tutto deve essere spiegato con chiarezza esaustiva, affinché ciascun individuo possa accedere alla comprensione. Nelle opere jainiste si trovano grande apertura mentale, ampia cultura, l'uso di tutte le lingue dell'India.
Il Jainismo, contrariamente alle dottrine dogmatiche, accetta tutti i pensieri come veri, in base alla dottrina dei punti di vista: ogni cosa può essere vera e non esserlo allo stesso tempo, a seconda del punto di vista. Questa teoria è chiamata Anekānta-vāda, la dottrina dei molti aspetti (o Syādvāda, la dottrina del «forse» o del «può essere»), e poggia sulla teoria della relatività della conoscenza, per cui, a seconda del punto di vista, lo stesso oggetto dell'osservazione può essere contemporaneamente: vero, non vero, descrivibile, indescrivibile.
La metafisica jaina è dualista: al mondo materiale si oppone il mondo spirituale; a ogni uomo è data la possibilità, già da questa vita, di slegarsi dai vincoli con la materia e accedere alla condizione dell'Assoluto; per compiere questo progresso spirituale, e cioè per «attraversare il ponte», è necessario adottare i «tre gioielli»: la retta fede, la retta conoscenza e la retta condotta. La retta condotta consiste nell'osservanza delle cinque regole: la prima, la regola d'oro, è l'ahimsā, la non-violenza, «vivere e lasciar vivere», simpatia, com-passione attiva verso ogni creatura vivente; le altre regole sono: verità e sincerità (satya); non rubare e non essere mai scorretti o sleali (asteya); la castità (brahmacarya), regola per i monaci, o la fedeltà coniugale, per i laici; la quinta regola consiste nel non possedere nulla, per i monaci, o dare tutto il superfluo in beneficenza, per i laici (aparigraha).
Altre regole fondamentali nella condotta dei Jaina sono: la pazienza, la tolleranza, la fermezza, l'accettazione della derisione e l'accettazione del dolore: basti pensare a Gandhi per comprendere quanto l'osservanza di queste regole abbia formato la statura e il valore di grandi Jaina.
Il Jainismo è molto aperto all'ecumenismo, non desidera convertire le folle, né imporre regole: è invece interessato a indicare la strada della vera umiltà, della vera realizzazione, della vera fe
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