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nima a elevarsi. Se invece noi crediamo che l'anima sia controllata dal corpo, l'anima perderà i suoi poteri. Questo è il modo con cui comprendere la relazione tra anima e corpo.
Sei sistemi di filosofia
Dai raggi di verità basati sulla letteratura vedica indiana sorsero sei sistemi di filosofia.
Il primo fu il sistema Nyaya. I seguaci di questa filosofia speravano, coltivando gli strumenti della conoscenza - percezione, deduzione, analogia, testimonianza –, di raggiungere la beatitudine finale tramite una giusta speculazione. Attribuivano il fenomeno della vita a una deità extracosmica o a poteri sovrumani che meritassero omaggi e adorazione. Lasciavano al suo destino l'universo inanimato, l'anima e la mente dell'uomo, credendoli risultati di un atto di creazione divina e, in quanto tali, in mano al volere della stessa.
I seguaci del Vaisesika accettarono in generale il sistema Nyaya, ma compirono un passo avanti nell'analizzare la natura dell'esistenza materiale. Riconoscevano e omaggiavano l'esistenza di una deità extracosmica ma secondo loro l'universo ebbe inizio dagli atomi, infiniti ed eternamente mossi dal desiderio del potere divino.
Cosí come Gautama, l'autore del Nyaya, produsse la metafisica, Kanada, l'autore del Vaisesika, produsse la filosofia dialettica. Una filosofia costruita su mere astrazioni e generalizzazioni dei fenomeni - che in realtà non dovrebbero mai essere generalizzati - sfocia inevitabilmente in un puro ateismo o in un teismo antropomorfico.
Caird scrive in Filosofia della Religione: «La generalizzazione utilizzata come sistema attraverso cui comprendere la realtà è un processo che ci allontana da essa e, piú perseveriamo, piú cioè i nostri pensieri diventano astratti, maggiormente ci allontaniamo dalla vera legge obiettiva delle cose».
Se il Nyaya e il Vaisesika rappresentano la parte positiva del metodo dell'astrazione, il Carvakas, i materialisti, ne rappre
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