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sentano l'aspetto negativo. Essi non erano molto distanti dai moderni materialisti quando sostenevano che la vita, il pensiero, l'energia fossero il risultato di un'organizzazione materiale, ma la loro filosofia si scontra con le discipline che dimostrano che la materia morta non sia mai capace di produrre vita; anche i migliori rappresentanti della moderna scienza fisica rimangono senza risposte esaurienti riguardo alla vera natura della materia e dell'energia nella prospettiva di una verità eterna.
Anche Huxley dice: «Rigorosamente parlando è vero che l'investigazione chimica ci dice poco o niente sulla composizione della materia vivente e che poco sappiamo sul mistero della vita». L'osservazione ha dimostrato che ogni atomo è pieno di energia.
Cosí, invece di collocare la nascita della mente nell'ultimo stadio dell'organizzazione materiale come hanno fatto i moderni evoluzionisti, ci pare piú razionale ipotizzarla come coesistente.
La filosofia Nyaya descrive la mente come antecedente, ma l'ipotesi di un dio isolato dalla sua creazione non soddisfaceva i pensatori seguenti, essendo questo punto di vista sovversivo rispetto al concetto della conoscenza inseparabile dal pensiero.
È in questo filone di ragionamento che troviamo una spiegazione dei concetti di «Prakrti» e «Purusa» del Sankhya di Kapila. I seguaci del sistema Sankhya hanno compiuto un passo in avanti, sostenendo una teoria dell'evoluzione con uno stile cosí romanzato di fronte al quale neanche i Veda hanno nulla da insegnare. Postularono «Prakrti» o «materia cosmica indifferenziata», come base eterna dell'evoluzione cosmica ed enumerarono definitivamente i vari stadi dell'evoluzione di questa materia ciascuno con le sue proprietà, chiamati «Sankhya». Essi tuttavia pensavano che sarebbe stato impossibile pensare a una materia senza mente e quindi proposero una unione eterna tra «Purusa» o «mente eterna», e «Prakrti» in tutti i suoi stadi evolutivi. Non attribuirono funzioni a «Purusa» e guardarono l'evoluzione della materia cosmica indifferenziata rispetto alla mente eterna come se quest'ultima fosse sempre «dentro la materia» ma mai «della materia», tentando in questo modo di soddisfare la necessità del pensiero filosofico.
I Sankhyas erano i piú vicini alla verità ma, postulando due
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