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rigorosa ma al contempo gioiosa e positiva. A fianco dei templi sovente si trova, oltre a una biblioteca e a un ostello per i visitatori, anche un «Panjarapole», ricovero per animali (prevalentemente mucche e ovini) anziani, abbandonati o malati, centro veterinario per uccelli e reparti per animali considerati abitualmente reietti o disgustosi.
Il jainismo si divide in due scuole principali: Svetambara e Digambara.
I monaci e le monache Svetambara («Vestito di bianco>>) possiedono un abito bianco, una ciotola per elemosinare il cibo e l'acqua, un bastone, una scopa per rimuovere gli insetti dal loro cammino prima di sedersi e coricarsi, e una pezzuola sulla bocca per non nuocere ai batteri dell'aria.
Gli asceti Digambara («Vestito di cielo») sono generalmente i più anziani, i piú eruditi sulle Scritture, i piú perfetti sul piano della condotta, della fede e della conoscenza; essi non possiedono nulla: né abito, né dimora, né lavoro, né famiglia, né amici, né ciotola, ma solo la scopa, la pezzuola sulla bocca e un contenitore per l'acqua con cui lavarsi i piedi prima di entrare nei templi; elemosinano il cibo e l'acqua da bere nell'incavo delle mani giunte. Vivono generalmente ritirati, soprattutto da quando in India venne bandita la nudità.
I jaina (asceti, monaci e laici di entrambe le scuole), oltre a non cibarsi di nessun animale di aria, di terra e di acqua (compresi crostacei e molluschi), non si cibano neppure di tutte quelle creature vegetali estirpando le quali si uccide l'intera pianta togliendole la possibilità di continuare a crescere e a produrre i suoi frutti: bulbi, radici come patate, rape, carote ecc., ma anche frutti ricchi di semi – e quindi di anime – come i melograni; non utilizzano neppure il miele, prodotto mettendo in pericolo la vita delle api.
Da quando, poi, lo sfruttamento degli animali per la produzione di uova, latte e latticini è stato industrializzato con la creazione degli allevamenti intensivi e degli allevamenti in batteria, i jaina hanno iniziato a bandire anche gli alimenti di origine animale, poiché la loro produzione comporta inevitabilmente grande violenza (himsa) sugli animali. Le più recenti
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