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La fonte dell'illuminazione
107, 108. Noi che non possediamo niente di personale soggiorniamo felicemente e viviamo felicemente. Come disse Nami22 – che rinunciò al suo regno e diventò santo - quando Mithila era in fiamme: «Niente di mio sta bruciando qui. Io ho abbandonato figli e moglie, non ho un'occupazione, sono un mendicante; per me non c'è niente di piacevole e di spiacevole».
109. Chiamiamo Brahmano colui che rimane imperturbabile di fronte agli oggetti dei piaceri sensuali, così come il fiore di loto non viene toccato dall'acqua da cui è nato.
110. Colui che si è liberato dalle illusioni ha distrutto la propria sofferenza. Colui che si è liberato dalla brama di possesso ha distrutto le proprie illusioni. Colui che si è liberato dall'avidità ha distrutto la propria brama di possesso. Colui che non possiede niente ha distrutto la propria avidità.
111. L'anima è veramente Brahman (l'Assoluto). Perciò il celibato dei monaci, che non cercano piaceri dai corpi altrui (cioè il piacere sessuale), è chiamato brahmacarya.23
112. Osserva la più difficile (ma santa) virtù del celibato colui che non ha pensieri maliziosi anche di fronte agli organi di una donna.
113. Come il vaso fatto di ceralacca, se posto vicino al fuoco, presto si scoglie e si rovina, così i monaci che frequentano compagnie di donne perdono la loro forza di carattere.
114. Chi vince il desiderio di legarsi a donne può vincere le altre tentazioni della vita con la stessa facilità con cui una persona che ha attraversato l'oceano può attraversare il fiume Gange.
115. Come l'uomo che osserva la castità non guarda sessualmente una donna, così la donna che osserva la castità non guarda sessualmente un uomo.
116. Ma ci sono donne dotate di un carattere austero, rinomate dappertutto, che sono dee su questa terra e che sono onorate anche dagli dèi.
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