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156 La teoria jainista della relatività conoscitiva 680. Śruta-jñāna si acquisisce attraverso mati-jñāna, mentre matijñāna non si acquisisce attraverso śruta-jñāna, ma, nei processi del pensiero, mati-jñāna precede śruta-jñāna.
681. La cognizione che nasce dalla conoscenza diretta delle cose si chiama avadhi-jñāna, cioè chiaroveggenza; talvolta nelle scritture viene anche chiamata sīmā-jñāna. Avadhi-jñāna è di due tipi: quella che è insita fin dalla nascita e quella che viene acquisita grazie alla pratica di varie facoltà.
682. Nel mondo degli esseri umani viene chiamata manahaparyajñāna (telepatia) quel tipo di cognizione che afferra i pensieri altrui, sia quelli che sono già stati concepiti sia quelli che non sono stati ancora concepiti o che sono stati concepiti parzialmente. Ha varie suddivisioni.
683. La cognizione che è una, pura, perfetta, straordinaria e infinita è chiamata kevala-jñāna; anche qui, come al solito, alla parola generica va aggiunto il termine specifico che denota il tipo particolare di conoscenza o jñāna.
684. Kevala-jñāna afferra in un colpo solo tutto ciò che è nell'universo e oltre l'universo nella sua globalità; non c'è davvero niente nel passato, nel futuro e nel presente che non sia racchiuso in questo tipo di cognizione.
Precetti sulla conoscenza diretta e indiretta
685. La cognizione che comprende la natura delle cose in una forma precisa e non contraddetta si chiama pramāņa; è di due tipi: pratyakṣa (diretta) e parokșa (indiretta).
686. La parola akṣa indica un'anima, in quanto è ciò che comprende le cose o in quanto è ciò che ne usufruisce (i due significati dipendono da etimologie diverse della parola akşa). La cognizione immediata dell’akṣa si chiama pratyaksa e ha tre forme.
687. Gli organi fisici dei sensi e l'organo interno (la mente, non appartengono originariamente all'akṣa o sé; perciò il tipo di co
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