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Precetti sulla penitenza
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disporgli, con il dovuto rispetto, il cibo, i medicamenti, la lettura delle scritture e l'eliminazione dei rifiuti.
474. Proteggere e curare un monaco che si è affaticato nel camminare, che è stato minacciato da un ladro, da un animale selvaggio o dal re, che è stato ostacolato da un fiume o afflitto da una malattia contagiosa o dalla carestia: tutto ciò è servire un monaco (oaiyāortga).
475. Lo studio delle scritture (svādhyāya) assume cinque forme: 1. leggere il testo delle scritture; 2. porre dei quesiti; 3. la ripetizione; 4. la riflessione; 5. la narrazione dei discorsi religiosi che cominciano con la lode del Jina.
476. Chi studia le scritture con devozione e senza alcun desiderio di elogio, di onori o della purificazione dei suoi karma avrà il beneficio della conoscenza delle scritture, che conduce alla felicità.
477. Un monaco che ha studiato le scritture tiene i cinque organi di senso sotto controllo, pratica i tre gupti (cioè controlla la mente, la parola e il corpo), concentra la mente e osserva l'umiltà.
478. La perfetta meditazione si ottiene attraverso la conoscenza e la distruzione dei karma si ottiene attraverso la meditazione; la liberazione è il frutto della distruzione dei karma: dunque ci si dovrebbe costantemente impegnare nell'acquisizione della conoscenza.
479. Tra le dodici penitenze, interiori ed esteriori, che possono essere sperimentate da un saggio, non c'è niente che equivalga allo studio delle scritture.
480. Il monaco che non muove il corpo quando dorme, quando sta seduto e quando sta in piedi, e che controlla tutte le attività del corpo, osserva la sesta penitenza, quella dell'immobilità del corpo.
481. I benefici del praticare la meditazione con il corpo immobile sono: la rimozione dell'apatia corporale e mentale, lo sviluppo della capacità di sopportare sia il dolore sia il piacere, l'acquisi
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