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Precetti sull'attenzione e sull'autocontrollo 109 397. Bisognerebbe camminare con cautela, concentrati soltanto nel compito di camminare, dando importanza soltanto al compito di camminare, non prestando nessuna attenzione agli oggetti dei piaceri sensuali e non intraprendendo nessuno dei cinque tipi di studio. I cinque tipi di studio sono: leggere i testi sacri (vācanā), porre domande all'insegnante (prehana), ripassare rileggendo (parāvartana), riflettere su ciò che si è già studiato e imparato (anuprekşā) e leggere le storie esemplari (dharmakathā).
398. Analogamente, non si dovrebbe camminare in linea retta in mezzo ai vari esseri viventi che si radunano ai bordi delle strade per sfamarsi: ci si dovrebbe muovere in modo cauto.38
399. Anche quando viene interpellato, un monaco non dovrebbe mai pronunciare una parola peccaminosa, una parola insensata o una parola malevola, né nel suo interesse né nell'interesse di un altro o di entrambi.
400. Un monaco non dovrebbe usare parole dure, né dire ciò che è dannoso (anche se vero) per altri esseri viventi, perché ciò è peccaminoso.
401. Analogamente, un monaco non dovrebbe offendere chiamando «orbo» chi è orbo, «eunuco» chi è eunuco, «malato» chi è malato e «ladro» chi è ladro.
402. L'attenzione nel parlare (bhāṣāsamiti) consiste nell'evitare di dire calunnie, di dire cose ridicole, di rivolgere accuse agli altri, di autolodarsi o di raccontare storie incredibili. Questi modi di parlare non portano niente di buono né a se stessi né agli altri.
403. Un monaco saggio dovrebbe dire soltanto ciò che ha visto; il suo discorso dovrebbe essere breve, senza ambiguità, ed egli dovrebbe esprimersi in modo chiaro, senza parlare a vanvera e senza causare ansia.
404. È difficile trovare chi faccia l'elemosina in modo impeccabile39 e ancora più difficile è trovare uno che viva in modo impeccabile di mendicità; coloro che fanno l'elemosina in modo impec
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