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rifiuta in modo totale l'uso della violenza, in quanto considerato moralmente proibito in ogni circostanza. Gandhi ritiene invece che la violenza, pur essendo un male, non sia tuttavia un male assoluto. La concezione etica alle origini della posizione nonviolenta non è dunque di tipo deontologico o riferibile a un'etica dell'intenzione - per cui è sempre nostro imprescindibile dovere morale fare o omettere certe azioni, indipendentemente dalle loro conseguenze - bensì, piuttosto, una concezione apparentabile sotto molti aspetti a quell'etica della responsabilità, teorizzata da Max Weber per cui il nostro dovere morale dipende, in larga parte, dalla valutazione delle conseguenze delle varie alternative in gioco.
Dalle pagine gandhiane emerge un'etica del rispetto nei confronti del mondo vivente ispirata a un paradigma che potrebbe definirsi della cura, nel senso che invita alla sollecitudine fraterna per ogni essere e fa appello alla speciale responsabilità umana per la salvaguardia e la tutela del creato. In questo quadro, anche gli aspetti più tradizionali e difficilmente comprensibili, per noi occidentali, dell'induismo - ad esempio, il culto della vacca - trovano in Gandhi un'impostazione sostanzialmente innovativa e aperta a nuovi stimoli, caratterizzata, oltre che dal superamento della visione della sacralità della vita, da un approccio assai concreto e realistico, nel tentativo di coniugare due dimensioni, una etica e una economica, entrambe irrinunciabili. In tal modo viene evidenziata la possibilità di mantenere un sostanziale rispetto nei confronti di un animale cui la tradizione induista attribuisce un profondo significato simbolico (la vacca rappresenta la “madre cosmica") e, insieme, di avvantaggiarsi del suo lavoro, della sua collaborazione, dei suoi prodotti, nel segno di una solidarietà tra specie che appartengono a una stessa comunità di vita.
L'uomo e l'animale appaiono egualmente creature affratellate da questa loro condizione e collocate all'interno di un ordine di cui l'uomo è il custode, non certo il padrone: la nostra responsabilità si configura, pertanto, come responsabilità verso l'intero ecosistema e lo stesso “bene comune” non può non includere anche il bene delle altre specie. Contro l'idea del progresso a ogni costo e a ogni prezzo, si propone la visione di una scienza non finalizzata al dominio ma attenta a ritrovare l'armonia con la natura.
"Desidero che si attui la fratellanza e l'eguaglianza non solo con gli esseri detti umani, ma voglio raggiungere l'identità con tutte le forme di vita, anche con quegli esseri che strisciano sulla terra. Voglio, e spero di non stu
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