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La via della liberazione
198. Una positiva e ben finalizzata disposizione verso il guadagno terreno assicura meriti karmici (punya), mentre una disposizione negativa e fine a se stessa è peccato (pāpa); chi non viene toccato dalle cose esterne e gioisce della propria pura natura può porre fine alla propria sofferenza.
199. Colui che aspira ai meriti karmici (cioè al benessere terreno), aspira alla vita nel mondo materiale; i meriti karmici (punya karma) sono in grado di assicurare un'esistenza piacevole, ma solamente la loro cessazione porta alla liberazione.
200. Sappi che un karma infausto porta come conseguenza la sofferenza, mentre un karma fausto porta la felicità terrena; ma la felicità terrena non è vera felicità, essendo legata all'esistenza del corpo mortale.
201. Come le catene - di ferro o d'oro - legano una persona, così il karma, fausto (punya) o infausto (pāpa), incatena l'anima.
202. Quindi, non sviluppare attaccamenti né legami con nessuno dei due karma. Si perde la propria libertà attraverso gli attaccamenti e i legami con ciò che è malefico.
203. È certamente meglio ottenere il paradiso osservando i voti e l'ascesi che soffrire nell'inferno a causa delle azioni malvagie compiute. C'è una grande differenza tra chi sta al buio e chi sta al sole.
204. Attraverso i meriti karmici (punya karma) si può ottenere la maestà suprema del Cakravartīn26 venendo onorati dai semidei (Vidyādhara), dagli dèi e dagli uomini, con lodi a mani giunte e offerte di ghirlande; ma certamente non si otterrà la retta conoscenza, ossia un'anima adatta alla salvezza.
205. L'uomo con molti meriti (punyātmā), dopo aver gioito del suo stato divino in paradiso, alla fine della vita rinascerà nuovamente come essere umano dotato dei dieci tipi di gioie terrene.
206, 207. Dopo aver sperimentato in tutta la vita incomparabili gioie terrene, si può ottenere la retta comprensione che porta al
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