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Nota dell'editore indiano
Quindi, il fatto che nella stesura e nella pubblicazione di questo libro abbiamo davvero avuto la partecipazione di tutti e senza alcuna difficoltà è fonte di grande soddisfazione.
Da duemila anni, è la prima volta che viene pubblicato un lavoro unanime, e ciò proprio in prossimità del venticinquesimo centenario del nirvāṇa del Signore Mahāvīra.
Il venerabile Vinobaji ha sottolineato che l'impatto che Mahāvīra ha avuto sulla sua mente è secondo soltanto all'impatto che ebbe su di lui la Bhagavadgītā.
Dopo l'assemblea del 1974, nell'aprile 1975 uscì la prima edizione del Saman Suttar con la traduzione in hindi. La seconda edizione fu pubblicata già nel maggio 1975, solamente un mese dopo. La terza edizione è del 1982. In totale sono state divulgate 15.000 copie dell'edizione in hindi.
Dopo qualche tempo fu richiesta la traduzione in inglese. Per preparare un'edizione con una traduzione inglese appropriata, ci impegnammo per dodici anni. Per tradurre un testo religioso evitando contraddizioni bisogna stare particolarmente attenti.
Il dottor K.K. Dixit realizzò una prima traduzione in inglese. Questo compito gli fu affidato su consiglio di Padmabhusaņa Pt. Dalsukhbhai Malvania. Una seconda traduzione fu realizzata dal signor Justice T.K. Tukol, su suggerimento dell'onorevole vicepresidente dell'India Śrī B.D. Jatti. Su indicazione di Chimanabhai Chikubhai Shah, entrambi i testi furono consegnati al dottor Sagarmal Jain, direttore del Parsvanatha Sodhapeeth di Varanas. Egli, sulla base delle due traduzioni, preparò la versione finale, che viene adesso pubblicata [5 aprile 1993, NdT).
Ringrazio molto tutte queste persone. Il lettore che trovasse errori, è pregato di segnalarceli, onde correggerli nelle future edizioni.
Penso che la diffusione del Saman Suttar negli ultimi quindici anni non abbia raggiunto il livello desiderato. L'uscita dell'edizione inglese è stata ritardata senza ragione. Poiché il venerabile Vinobaji e la Sarva Seva Sangh avevano affidato a me la responsabilità di far uscire questa edizione, sono molto spiacente del ritardo.
Vorrei che la Società jaina provvedesse capillarmente alla diffusione di questo testo prezioso. Una copia del Saman Suttar dovrebbe trovarsi in tutti i monasteri, presso i monaci, gli studiosi e i laici.
Così come succede per la Bhagavadgītā, tutte le famiglie dovrebbero utilizzarlo per una lettura quotidiana. La Sarva Seva Sangh incaricherà con piacere la Società jaina della pubblicazione della propria versione, fermo restando che non potrà essere apportata alcuna modifica senza una previa ed esplicita approvazione da parte degli Achārya, degli Śvetambāra, dei Digambāra, dei Terapanthi e degli Sthanakavasi.3
Vorrei anche ringraziare il dottor Harihar Singh, docente di storia an
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