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La via della liberazione
519. Colui che riflette sulla propria anima, dopo aver compreso il principio per cui il suo corpo è distinto dall'anima, ottiene grandi risultati.45
520. Che cosa c'è di buono nel corpo, che è costituito da carne e da ossa, che è colmo di urina e di escrementi, e che sparge cattivi odori dalle nove aperture?
521. Assorbita nell'esperienza della tranquillità, la persona che ha rinunciato allo stato mentale nato dalle illusioni, considerando che vale la pena di rinunciare a esso, intraprende finalmente una profonda riflessione sull'afflusso del karma.
522. Un monaco che controlla i propri sensi attraverso il controllo della mente, della parola e del corpo, e che è consapevole di osservare i samiti, cioè le cinque forme di attenzione, previene l'afflusso dei karma e non attira la polvere di nuovi karma.
523. Avendo compreso la natura dell'esistenza terrena e l'inutilità della lunga trasmigrazione in questa vita, un monaco dovrebbe esercitarsi a meditare sulla vetta dell'universo (Siddha-silā)46 dove vivere è beatitudine.
524. Il Jina afferma che la dissociazione della materia karmica dal sé si chiama nirjarā. Sappi che i mezzi per esercitare samvara (interruzione del ciclo trasmigratorio) sono gli stessi per esercitare nirjarā.47
525. Per gli esseri viventi che fluttuano nelle correnti della vecchiaia e della morte, la religione è la migliore isola, luogo di riposo e riparo supremo.
526. Anche dopo essere rinati in un corpo umano è molto difficile ascoltare le scritture; solo ascoltandole, uno accetta l'ascesi, il perdono e la non-violenza (ahimsā).
527. Anche dopo avere ascoltato le scritture, è estremamente difficile coltivare la fede in esse; infatti vi sono molte persone che, anche dopo aver percorso la retta via, deviano da essa.
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