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ne la propria ferma convinzione di non dire all'orafo che cosa realmente fosse accaduto, per non mettere in pericolo la vita dell'uccellino.
Non si arrabbiò neanche con l'orafo e rimase in pace pensando: <<Questo corpo è deperibile, perché mi dovrei preoccupare per lui?»>.
Inoltre si sentiva pienamente felice di aver potuto salvare una vita.
In quello stato mentale di totale equanimità il monaco raggiunse l'onniscienza, chiamata Kevalajnan. Nello stesso istante, la pressione del cuoio divenne cosí forte che i suoi occhi scoppiarono ed egli morí.
La sua anima si era per sempre liberata dal ciclo di morti e rinascite.
In quel mentre, un taglialegna che passava di lí buttò a terra una fascina.
Il rumore spaventò l'uccellino che fece cadere le gemme d'oro.
L'orafo le vide, finalmente comprese la verità, e subito si pentí di aver dubitato del monaco.
Corse per liberarlo ma era ormai troppo tardi.
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