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Alcune comunità jainiste praticano attività devozionali nei confronti di rappresentazioni dei Tirthankara (statue, immagini) ma è interessante notare come questa adorazione sia fine a se stessa e non concepita per chiedere l'intercessione dei Saggi nelle umane vicende, come grazie, miracoli, miglioramenti materiali o spirituali.
L'individuo ritorna a fondersi con l'Assoluto e si libera dalla sofferenza delle rinascite, soltanto dopo essersi completamente liberato dagli attaccamenti, attraverso il distacco dalle passioni, le austerità, l'ascetismo e la stretta osservanza del comandamento dell'Ahimsa, la Nonviolenza attiva verso tutte le creature: questa è la via della Liberazione.
I Jaina ritengono che, per percorrere la strada verso la Liberazione, sia indispensabile assumere soltanto cibo vegetariano, libero da violenze, poiché, cibandosi dei corpi degli animali, l'anima involve inevitabilmente nelle uccisioni, nella disperazione e nel dolore.
I Jaina non si cibano neppure dei vegetali nati sotto terra, come ad esempio patate, carote, rape, eccetera, estirpando i quali si uccide l'intera pianta, togliendole la possibilità di continuare a vivere, crescere e produrre i suoi frutti.
Presso i templi e le comunità Jainiste, gli animali non devono dunque temere per la propria incolumità, anzi... I Jaina gestiscono alloggi (chiamati “panjarpol”) per animali anziani o feriti, e sovente acquistano animali dai macelli per dare loro salvezza e ospitalità. In ogni panjarpol vi sono stalle, ricoveri per uccelli, centri' veterinari e anche reparti per animali normalmente considerati reietti o “disgustosi”.
Per queste caratteristiche, il Jainismo si trova ad essere una Dottrina che, pur così antica, è oggi in linea con il più rigoroso animalismo propugnato da filosofi e scienziati contemporanei.
Per il Jainismo la scelta vegetariana è indispensabile per avere successo nel proprio percorso di miglioramento: sia i laici che i monaci e gli asceti osservano uno stretto regime vegetariano.
Da quando, poi, l'uomo ha industrializzato la sofferenza e lo sfruttamento degli animali creando gli allevamenti intensivi, i Jaina hanno ulteriormente disciplinato la Dottrina, sconsigliando tutti gli alimenti di origine animale (latte, uova, latticini, ecc.) poiché provenienti da gravi forme di maltrattamento. Ingerire cibo derivante non solo dall'assassinio, ma anche dal violento sfruttamento, dall'angoscia, dal dolore, disturba il progresso
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